Ha preso a cuore la vita e la riparazione dei torti in seno alla propria comunità, prendendo nel tempo l’odore di quel gregge che guida da così tanto tempo. E la comunità lo ha festeggiato proprio nella festa dell’Immacolata concezione, venerdì, 8 dicembre. A Lusevera/Bardo, infatti, il parroco Renzo Milvio Calligaro ha celebrato la Messa per i suoi 50 anni da parroco.
A don Renzo, che ha 79 anni, va certo dato merito di avere riparato a una mancanza che la chiesa udinese aveva fatto patire alle popolazioni della Val Torre all’indomani dell’Unità d’Italia. Fino ad allora, infatti, accanto al latino nella vita religiosa della zona era prassi comune l’uso dello sloveno locale. Nei decenni successivi all’unificazione, però, il dialetto sloveno del Torre è stato presto messo da parte, relegandolo al solo ambito domestico. Lo stigma associato al dialetto sloveno nei confronti delle popolazioni di pianura, percepite come portatrici di maggiore benessere, non è terminato nemmeno dopo la prima e tantomeno dopo la seconda guerra mondiale. Eppure le popolazioni della zona avevano regolarmente testimoniato la propria lealtà allo stato italiano, mandando a difenderlo molte delle proprie forze nel fiore degli anni.
Friulano di nascita, più precisamente nato a Buia nel 1944, don Renzo è stato ordinato sacerdote nel 1969. Ha assunto la cura della parrocchia di Lusevera nel 1973. Una volta sul territorio, si è cimentato nell’imparare il dialetto sloveno della sua gente, rappresentando un po’ un eccezione rispetto a molti suoi colleghi di lingua e italiana. Per il suo impegno nell’uso dello sloveno locale anche in ambito liturgico è stato persino oggetto di minacce. Alcuni parrocchiani si sono spinti fino ad abbandonare la chiesa in segno di protesta. Ma don Renzo Calligaro si è sempre mosso sulla linea del recupero di una tradizione che già esisteva. Non aveva fatto altro, infatti, che imbattersi in scritti e canti in dialetto sloveno del Torre conservati nell’archivio parrocchiale. Il canto liturgico tradizionale locale è stato recuperato graziedegli stessi parrocchiani, che hanno imparato di nuovo canti che erano finiti nel dimenticatoio, per poi riproporli durante la liturgia.
Importante è stato il contributo di Calligaro anche relativamente alla traduzione di testi liturgici nel dialetto sloveno del Torre. In questo modo la lingua di primo annuncio del Vangelo sul territorio ha potuto fare di nuovo ingresso in chiesa, dopo oltre un secolo. Negli anni ha costantemente esortato i propri parrocchiani a dare valore alle proprie radici e cultura, quale dono ricevuto direttamente dall’alto.
Alla Messa dell’8 dicembre a Lusevera è intervenuta anche la senatrice al Parlamento italiano Tatjana Rojc.
In quest’occasione ha sottolineato l’importanza della lingua madre, notando come ancora oggi ci sia chi neghi la riconducibilità del dialetto locale al sistema linguistico dello sloveno. Per la gente della Slavia non si tratta solo di un pezzo di storia, ma anche dell’affermazione delle proprie radici, in favore delle quali Calligaro si impegna in modo costante nella propria operadi annuncio del Vangelo nella Val Torre. Ricordiamo che don Renzo è parroco anche a Villanova delle Grotte/Zavarh. (Luciano Lister)