E pur si muove…

Il campanile di Ter (Pradielis, nel comune di Bardo/Lusevera) e più in alto le vette del Pustoljčič e del Lanež facevano da sfondo coreografico a due figure femminili che parlottavano affabilmente dopo l’incontro con l’amministrazione comunale e dell’associazione Slovenci po svetu /Unione emigranti sloveni, tenutosi in municipio. Personaggi di tutto rilievo, la governatrice della Regione Debora Serracchiani e la ministra della Repubblica di Slovenia Tina Komel. Il sindaco Guido Marchiol ha definito l’incontro come un evento storico; infatti avere ospiti ed interlocutori diretti personaggi di questo spessore istituzionale e politico non capita tutti i giorni, specie trattandosi di piccole comunità territorialmente – e non solo – marginali ed emarginate. Ed hanno ascoltato con attenzione la descrizione del quadro alquanto fosco di questa piccola porzione della montagna slovena al di qua del confine; piccola riproduzione della più vasta immagine della fascia confinaria segnata dall’antico confine. Una voce appassionata di dolore e di rammarico di questa bella valle cui fanno eco quelle di tutte le altre valli slovene. Si è parlato di collaborazione transfrontaliera, di lingua comune da valorizzare e trasformare, da minoritaria e reietta, a strumento di sviluppo e autopromozione. Da ascoltatore, più che di promesse, ho sentito parole di presa d’atto e di stimolo ad intensificare i rapporti tra le comunità contermini. Mentre ascoltavo, ho tentato di immedesimarmi nelle due personalità, immaginandomi il fitto taccuino delle loro incombenze, preoccupazioni, progetti, priorità, tese nel tentativo immane di fornire soluzioni ai mille problemi di fronte a cui si trovano quotidianamente. Ed ho provato soddisfazione e dubbio. Soddisfazione per la loro presenza in carne ed ossa in questa realtà marginale; dubbio sull’effettiva possibilità di cambiamento, conscio che né la ministra Komel, né la governatrice Serracchiani hanno bacchette magiche o poteri taumaturgici. Però qualche ragione di speranza in più e di aspettative meno chimeriche ce ne sono. Hanno ascoltato, preso nota; alla lunga lista dei problemi da risolvere hanno aggiunto un asterisco che richiami concetti come montagna, comunità slovene, lingua e cultura da tutelare, collaborazione, distribuzione di risorse da ridisegnare. Ben consce della crisi che investe entrambi gli stati confinanti. Pare evidente che in Regione soffi un venticello nuovo, ampio, aperto a 360 gradi, dopo il periodo un po’ crepuscolare e miope del precedente governatorato regionale. Si cercano contatti e riscontri, collaborazioni e richiami alle rispettive responsabilità a Roma, a Bruxelles, in paesi confinanti, in particolare Lubiana. E sul clima costruttivo soprattutto con quest’ultima capitale che le nostre comunità slovene possono contare. I recenti incontri lubianesi della governatrice Serracchiani con le maggiori rappresentanze ministeriali sono stati definiti dalla stessa «da capo di stato». Non solo sorrisi ma impegni reciproci. Ovviamente rimane ancora molta strada da fare per giungere a qualche risultato concreto. Basti guardare ai problemi irrisolti della Slavia, con una scuola bilingue da terremotati e la spada di Damocle dell’elettrodotto Okroglo-Udine che minaccia di ferire a morte la conclamata vocazione turistica delle nostre valli, ma che Slovenia e Italia hanno fatto inserire tra le priorità dell’Unione Europea (Lubiana, purtroppo, si è espressa solo contro il rigassificatore di Trieste!). Non parliamo poi di una chimerica rinascita economica e demografica di tutto il nostro territorio montano… Ma non perdiamo l’ultima speranza. «E pur si muove!» esclamava, contro tutto e contro tutti, il vecchio Galilei. Sono alle prime armi nel loro nuovo ruolo le alte ospiti di Bardo. E, come dice il proverbio, chi bene inizia è a metà dell’opera.

Riccardo Ruttar

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