Col bilinguismo si sta davvero in Europa

 
 
In piena zona Cesarini è venuto al pettine il nodo decisivo per una riforma in senso bi-plurilingue del sistema scolatico del Friuli-Venezia Giulia come auspicato e testimoniato dai relatori al convegno internazionale organizzato dalla Regione il 15 ottobre a San Pietro al Natisone. Come ultimo intervenuto nel dibattito, l’ex direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Bruno Forte, con il suo tono di voce inconfondibile ha tuonato: «O la Regione ha competenze primarie in materia scolastica o sono chiacchiere. È nelle lingue delle minoranze che sta la nostra specialità. Le province autonome di Trento e Bolzano hanno ottenuto le competenze a suon di ricorsi e di attributi politici. La Regione non ha la volontà politica di elaborare un modello specifico proprio di scuola come specchio della società bi-plurilingue del nostro territorio». Ricordiamo che fu proprio Bruno Forte nel 2001, allora nella veste di Direttore scolastico regionale, a firmare il decreto con il quale veniva statalizzata la scuola bilingue di San Pietro al Natisone. «È stata la firma che ho messo con più convinzione», ha rivelato.
Sollecitato da tanta vis dicendi e dalle argomentazioni che hanno colpito nel segno, l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Molinaro, ha voluto chiarire che «questo stesso momento di riflessione è una scelta politica e se è stato fatto qui ha il senso di contestualizzare la problematica». Vale a dire che la scelta di organizzare il convegno a San Pietro ha un significato ‘politico’ preciso dovuto alla presenza della scuola bilingue che è diventata un modello didattico e un punto di riferimento per future esperienze in questo campo e va «collocata in un contesto europeo». Ma Molinaro ha ammesso che nello scenario di oggi è difficile fare delle scelte: «Il Friuli-Venezia Giulia vuole rivendicare la specialità ma si scontra con il fatto che le risorse non ci sono o sono usate diversamente».
Non possedendo la Regione competenze primarie in materia di istruzione, ha proseguito Molinaro, l’amministrazione è prioritariamente impegnata ad attuare, con i fondi a disposizione, l’attività scolastica in termini generali. Perché far conoscere le lingue parlate sul territorio, anche in piccole realtà, lingue che coincidono con quelle dei Paesi contermini, per Molinaro significa infatti compiere passi avanti verso l’Europa.
A questo proposito l’essessore ha ricordato che l’esigenza del bi-plurilinguismo si sta diffondendo in particolare nella fascia confinaria dove ci sono comuni che richiedono l’attivazione di scuole bilingui (sloveno-italiano a Taipana e Lusevera) o trilingui (sloveno-italiano-tedesco a Malborghetto e Tarvisio).

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