Sono passati gli anni in cui si doveva contare sulla propria capacità di sopravvivenza a causa dell’embargo cui era costretta l’Italia dell’anteguerra, a causa della sua politica colonialista. E quando si adoperava l’aggettivo autarchico, ci si riferiva a prodotti scadenti. Adesso il pericolo è di altro tipo, determinato dalla drastica diminuzione di sacerdoti, ridotti a tre nella nostra forania di San Pietro al Natisone, quando fino a pochi anni fa ne contavamo 26. Se a questa riduzione si aggiungono altri fattori, come è capitato nella parrocchia di San Leonardo ed ora si ripete a Liessa, comprendiamo che la situazione non è proprio rosea.
Succede che a Liessa l’attuale parroco don Federico Saracino, che in 12 anni si era acquistato una calda accoglienza da parte della popolazione, ora è in procinto di essere trasferito ad altra sede, con comprensibile disappunto della gente.
È normale che un sacerdote venga trasferito da una parrocchia all’altra, ma se questo avviene con la prospettiva di non avere più il parroco in sede, le cose si complicano automaticamente. Nel caso in questione, non risultano chiari i contorni della vicenda, perché c’è qualche passaggio poco chiaro che è sufficiente a provocare il malcontento.
In concreto, ciò che si dice al vertice, non trova corrispondenza alla base, vuoi per rispetto, vuoi per non coinvolgere altre persone, vuoi per naturale ritrosia, fatto sta che la situazione corre il rischio di sfuggire di mano, per una specie di imitazione catalana. Le vie d’uscita non vengono da un invito usuale all’obbedienza, ma da un coinvolgimento attivo e responsabile della popolazione, che, a modo suo, manifesta il desiderio di vivere con impegno la sua vita cristiana, ma non senza il parroco.
Ma ora le cose sono decisamente cambiate e noi ci troveremo a vivere la situazione dei Coreani, che nel passato vissero un secolo senza sacerdoti, addirittura divennero cristiani evangelizzati da laici. Per questo parlavo sopra di autarchia, che magari potrà essere cambiata in corresponsabilità, come del resto già avviene, lodevolmente, nelle nostre comunità. Certo le cose restano difficili e per lungo tempo resteranno tali.
In compenso, da alcune parti, si sta facendo strada una iniziativa importante: il catechismo bilingue. Dopo decenni di ostracismo, sta prendendo piede l’idea ed il progetto di una educazione cristiana, nell’insegnamento del catechismo anche in sloveno. Intanto è partita l’iniziativa, vedremo quali esisti avrà, perché richiede fantasia, buona volontà e simpatia. Qualità che abbiamo trovato in alcune catechiste piene di entusiasmo e molto ben motivate. Aspettiamo conferme positive.
Marino Qualizza
V uvodniku odgovorni urednik msgr. Marino Qualizza poudarja, da je zaradi pomanjkanja župnikov v Nediških dolinah avtarkija na obzorju.
Autarchia in vista_Avtarkija na obzorju
Sono passati gli anni in cui si doveva contare sulla propria capacità di sopravvivenza a causa dell’embargo cui era costretta l’Italia dell’anteguerra, a causa della sua politica colonialista. E quando si adoperava l’aggettivo autarchico, ci si riferiva a prodotti scadenti. Adesso il pericolo è di altro tipo, determinato dalla drastica diminuzione di sacerdoti, ridotti a tre nella nostra forania di San Pietro al Natisone, quando fino a pochi anni fa ne contavamo 26. Se a questa riduzione si aggiungono altri fattori, come è capitato nella parrocchia di San Leonardo ed ora si ripete a Liessa, comprendiamo che la situazione non è proprio rosea.
Succede che a Liessa l’attuale parroco don Federico Saracino, che in 12 anni si era acquistato una calda accoglienza da parte della popolazione, ora è in procinto di essere trasferito ad altra sede, con comprensibile disappunto della gente.
È normale che un sacerdote venga trasferito da una parrocchia all’altra, ma se questo avviene con la prospettiva di non avere più il parroco in sede, le cose si complicano automaticamente. Nel caso in questione, non risultano chiari i contorni della vicenda, perché c’è qualche passaggio poco chiaro che è sufficiente a provocare il malcontento.
In concreto, ciò che si dice al vertice, non trova corrispondenza alla base, vuoi per rispetto, vuoi per non coinvolgere altre persone, vuoi per naturale ritrosia, fatto sta che la situazione corre il rischio di sfuggire di mano, per una specie di imitazione catalana. Le vie d’uscita non vengono da un invito usuale all’obbedienza, ma da un coinvolgimento attivo e responsabile della popolazione, che, a modo suo, manifesta il desiderio di vivere con impegno la sua vita cristiana, ma non senza il parroco.
Ma ora le cose sono decisamente cambiate e noi ci troveremo a vivere la situazione dei Coreani, che nel passato vissero un secolo senza sacerdoti, addirittura divennero cristiani evangelizzati da laici. Per questo parlavo sopra di autarchia, che magari potrà essere cambiata in corresponsabilità, come del resto già avviene, lodevolmente, nelle nostre comunità. Certo le cose restano difficili e per lungo tempo resteranno tali.
In compenso, da alcune parti, si sta facendo strada una iniziativa importante: il catechismo bilingue. Dopo decenni di ostracismo, sta prendendo piede l’idea ed il progetto di una educazione cristiana, nell’insegnamento del catechismo anche in sloveno. Intanto è partita l’iniziativa, vedremo quali esisti avrà, perché richiede fantasia, buona volontà e simpatia. Qualità che abbiamo trovato in alcune catechiste piene di entusiasmo e molto ben motivate. Aspettiamo conferme positive.
Marino Qualizza
V uvodniku odgovorni urednik msgr. Marino Qualizza poudarja, da je zaradi pomanjkanja župnikov v Nediških dolinah avtarkija na obzorju.
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