Vangeli in dialetto sloveno_non per uso liturgico

simone_bordonIn occasione della Giornata internazionale della lingua madre, lo scorso 21 febbraio nella sala parrocchiale di San Pietro al Natisone l’istituto «Slavia viva» ha presentato il volume «Sveto pismo. Nova zaveza. Sinotični Vangeliji», tradotti nel dialetto sloveno della valle del Natisone dal prof. Nino Specogna. Alla serata è intervenuto anche il direttore del consiglio pastorale foraniale, Simone Bordon, del quale pubblichiamo integralmente l’intervento.

Esprimo il mio compiacimento per l’importante lavoro svolto dal prof. Nino Specogna che si è cimentato nella traduzione nel nostro dialetto sloveno dei quattro Vangeli canonici. Un’opera meritevole di essere diffusa, conosciuta e letta tra chi ancora pratica il nostro dialetto, ma anche tra chi lo ha dimenticato o non lo ha imparato a causa della temperie politica e culturale che nel dopoguerra l’ha cacciato dai luoghi dove veniva parlato, in particolare dalle famiglie. Si tratta di un interessante esercizio linguistico e letterario che gli esperti valuteranno, rilevandone i meriti, le particolarità o anche i limiti.

Non essendo io un linguista ed essendo stato chiamato nella veste di direttore del consiglio pastorale foraniale mi limito a collocare quest’opera nell’ambito ecclesiale locale. Mi piace molto che nell’invito a questa serata sia stato citato un passo del discorso che mons. Alfredo Battisti tenne il 6 gennaio 1977 al Dan emigranta, che come sappiamo  viene organizzato ogni anno a Cividale. Accanto a quell’invito a conservare il nostro dialetto vorrei ricordare anche la richiesta di perdono per l’atteggiamento della Chiesa udinese che in passato era stato poco comprensivo nei confronti della nostra comunità e dei nostri diritti; ha espresso solidarietà e stima nei nostri confronti ed ha assicurato che la nostra comunità mai sarà considerata straniera o forestiera nella famiglia diocesana udinese.

Mi è stato chiesto, e mi sono chiesto, se i testi del prof. Nino Specogna potranno essere usati nella celebrazione delle Messe nelle parrocchie dove è stata virtuosamente mantenuta la tradizione delle celebrazioni in sloveno. Approfondendo mi è stato fornito il decreto del marzo 1976 con il quale lo stesso mons. Battisti stabiliva i criteri sull’uso della lingua slovena nella liturgia e nella pastorale. Nel decreto l’Arcivescovo ricordava che il suo predecessore, mons. Giuseppe Zaffonato, aveva «riconosciuto ed approvato verbalmente l’uso della lingua slovena nella sacra liturgia, sempre presente, attraverso i secoli, nella Slavia Italiana», e proseguiva: «Ritengo utile e necessario, nello spirito e nel dettato del Concilio Vaticano Secondo, confermare, con il presente documento, in forma pubblica e ufficiale, tale riconoscimento, approvando l’uso dei libri liturgici in lingua slovena, muniti della richiesta approvazione dell’Autorità Ecclesiastica, in tutte le parrocchie della Diocesi di parlata slovena», che com’è noto sono quelli approvati dalla conferenza episcopale slovena.

Questi Vangeli potranno essere diffusi e letti dai fedeli della nostra forania per edificazione spirituale, per arricchimento culturale e linguistico, per una riappropriazione del vocabolario e delle costruzioni grammaticali, in particolare del dialetto parlato nella valle del Natisone. Perché sappiamo, come recita il detto ogni paese ha la sua parlata, ogni realtà delle nostre Valli ha una variante locale. Che poi, nella prassi, i nostri sacerdoti hanno da sempre letto il Vangelo con una inflessione locale o tradotto le parole più astruse in dialetto o con una circonlocuzione per giustificare l’esigenza di rendere comprensibile la Parola di Dio. È quanto fa anche mons. Marino Qualizza durante la messa in dialetto sloveno che celebra ogni sabato sera in questa nostra chiesa parrocchiale e alla quale siamo tutti invitati a partecipare con il calore che la nostra comunità riesce a esprimere.

Buon lavoro Nino.

 

Simone Bordon

Direttore Consiglio Pastorale Foraniale

San Pietro al Natisone

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