I temi sul tappeto sono tanti, dai servizi scolastici allo sviluppo della filiera del legno, dai trasporti a chiamata alla creazione di una coop multiservizi creata dalla gente della montagna, ma alla fine la sanità e la tutela della salute si sono prese le luci della ribalta. Mentre si avvicina alla volata finale la corsa per definire la «Strategia per le aree interne » sul territorio della Comunità di montagna Torre-Natisone, una proposta presentata dai tre medici di medicina generale che operano sul territorio della convalli del Natisone (il dottor Sterfano Qualizza e le dottoresse Daniela Marinig ed Elisa Sittaro) ha trovato l’unanime consenso dei primi cittadini di questo territorio, ma anche la reazione delle valli del Torre, che teme le conseguenze sulla distribuzione dei finanziamenti statali e regionali destinati alle aree più disagiate.
In questa prima fase si distribuiranno 4 milioni di euro di risorse statali, poi nei prossimi mesi si aggiungeranno 10 milioni di risorse regionali. Il programma della prima fase deve essere varato entro il 30 novembre e verte su un trittico di argomenti: salute dei cittadini, mobilità nelle aree periferiche, scuola. Gli interventi devono andare a vantaggio dei comuni più disagiati in termini di reddito e di collocazione geografica ed altimetrica.
La proposta dei medici della Valli del Natisone è al tempo stesso semplice (perché si colloca nell’alveo della cosiddetta medicina di gruppo, che rappresenta un obiettivo della sanità regionale fin dalla giunta Serracchiani e confermato poi dalle due giunte Fedriga), ma anche innovativo se non rivoluzionario, se si pensa che verrebbe realizzato per la prima volta un servizio sanitario compren-soriale dedicato solo alle Valli del Natisone, senza ricadere nell’orbita di Cividale.
I medici di base vorrebbero accogliere i loro pazienti in un ambulatorio unitario, collocato in una zona baricentrica delle convalli (si parla soprattutto di Azzida o Cemur, rispettivamente nei comuni di San Pietro e San Leonardo). Non sarebbe solo una sommatoria di ambulatori, ma un modo nuovo di vivere la sanità più a misura di cittadino.
Operando come medicina di gruppo, ciascun paziente potrebbe essere visitato indipendentemente dalla presenza del proprio medico, per un arco temporale di 10 ore al giorno nei giorni feriali.
Nella nuova «Casa della salute» dovrebbero trovare posto anche il servizio infermieristico e riabilitativo e, con un preciso calendario, anche degli specialisti negli ambiti di salute che più interessano una popolazione anziana come quella delle Valli del Natisone. Inoltre ci sarebbero spazi per le associazioni che si occupano di prevenzione e di lotta alle dipendenze (in particolare l’alcolismo). (Roberto Pensa)