Un Santo attento alle percezioni del corpo

 
 
Parafrasando ciò che altri hanno detto, si potrebbe suggerire che il cristianesimo nelle terre slave sia nato insieme con i Santi. Come nella Chiesa delle origini e come sempre succede quando il Vangelo si contestualizza divenendo esso stesso persona umana. Nella Chiesa d’Oriente il fine ultimo dell’ascesi cristiana non è quello di imporre se stessi agli altri, sugli altri o di comunicare con l’energia dell’universo attraverso quella del proprio corpo. L’asceta, nella Chiesa d’Oriente, trae forza dalla grazia donata da Dio e questa grazia ottimizza, investendo e coinvolgendo ogni singola fibra del proprio corpo.
Per comprendere ciò basta entrare in una Chiesa di rito orientale: ci si renderà subito conto di come le icone o la luce delle candele modifichino la capacità percettiva degli occhi, aiutando il fedele a trasferire se stesso in una diversa realtà temporale. I canti, con le ampie tonalità della sola voce umana, modificano a loro volta la capacità sensoriale delle orecchie. L’incenso, ormai quasi in disuso nella Chiesa latina, attraverso aromi ed essenze particolari, indica al nostro olfatto l’attualizzarsi di una differente situazione in cui — se si vuole — potersi immergere, non per isolarsi dal mondo ma per prendere solo ciò che di buono e di positivo il mondo dà. L’olio profumato frequentemente usato nell’ambito del Mattutino, quasi che con la sua simbologia voglia anticipare i profumi e la purezza di un vita futura, esalta le caratteristiche sensoriali della pelle, ammantando di candore esteriore quel candore interiore che la preghiera conferisce all’anima.
I Santi della Chiesa slava ci aiutano allora a capire che è proprio il corpo, questo aspetto del tutto particolare della realtà umana, a poter accedere ad una modalità di esistenza superiore, diversa: inserito nella realtà della preghiera, il corpo umano diventa allora mistico e, attraverso l’ascesi, pienamente partecipe all’immagine di Dio, così come affermano Giovanni Crisostomo, Gregorio Palamas o la maggior parte dei Santi della Chiesa d’Oriente.
Ignatii Brianchaninov è appunto uno di questi Santi: «Nessuno di coloro che desiderano progredire sulla via della preghiera pensi con leggerezza che la preghiera pronunciata dalle labbra e dalla voce sia di poco valore e non meriti la nostra stima — dice infatti con la forza della consapevolezza —. Abituiamoci per iniziare a pregare attentamente in tale modo e allora apprenderemo facilmente a pregare con la sola anima, nel silenzio della nostra interiorità».
Il corpo, d’altronde, è concepito e creato per essere reso divino attraverso la grazia di Dio. Fin da subito. Basti pensare al rito del battesimo che nella Chiesa slava d’Oriente è effettuato con la tripla immersione nell’acqua benedetta o a quello della cresima che nello stesso rito coincide con quello del battesimo: la fronte, gli occhi, le narici, le labbra, le orecchie, il petto, le mani e i piedi del neonato vengono unti con il sacro crisma a significazione che le vie di accesso e di comunicazione con il mondo esterno sono vivificate, illuminate e deificate.
Allo stesso modo è unta la fronte, sede delle facoltà intellettuali; il petto, sede del cuore, centro vitale del nuovo essere; le mani, che d’ora in avanti dovranno servire a compiere le opere di Dio; i piedi, che serviranno a portare il nuovo uomo sulle vie del Signore. Tutto il corpo dunque, nella sua integrità, viene ad essere identificato — insieme con l’anima — nel suo ruolo di co-regista di ogni comportamento umano: ecco il motivo per cui su di esso sono quindi convogliati quegli sforzi e quelle attenzioni che i Santi della Chiesa slava d’Oriente indicano con il nome di ascesi e che serve non ad acquisire meriti ma ad evitare quanto più possibile quelli che potremmo definire come gli effetti indesiderati della nostra natura umana.
Ecco allora che l’inflazionato proverbio mens sana in corpore sano — intendendo questa sanitas nel modo cristiano e dunque secondo quanto si è appena detto — può forse essere intravisto nelle parole di Ignatii Brianchaninov: «È paradossale desiderare che Dio ti intenda, quando tu non comprendi te stesso! È esattamente ciò che succede a coloro che pregano ma senza attenzione: non si capiscono; si lasciano trascinare dalle distrazioni, i loro pensieri vagano lontano, si estraniano dalla preghiera che sepsso giunge ad interrompersi, senza ricordarsi di dove si era arrivati». E ancora: «L’attenzione deve essere strettamente legata alla preghiera come il corpo lo è all’anima: questi ultimi due non possono essere separati, non possono esistere l’uno senza l’altro».
Anche il corpo, allora, prega. La preghiera del corpo è fatta di gesti e di attitudini che predispongono il fedele: nelle Chiese d’Oriente è facile vedere fedeli che compiono prosternazioni di diverso genere (le ‘piccole metanìe’ investono solo la testa e parte del tronco; le ‘grandi metanìe’ coinvolgono tutto il corpo, con la fronte che tocca terra), al di là del fatto che nelle Chiese slave anche la semplice stazione eretta è gestualità del corpo inerente alla preghiera, simboleggiando la resurrezione.
«La bocca e la lingua che si esercitano nella preghiera si santificano e diventano incapaci di operare il male», dice ancora il Santo. «Vuoi progredire nella preghiera mentale? Allora inizia con l’essere attento durante la preghiera orale. Vuoi iniziare a respingere i pensieri malvagi? Allora respingili con una preghiera orale attenta, quando sei solo, pronunciando le parole con tranquillità. Quando l’aria risuona per una attenta preghiera orale, i Santi e gli Angeli si avvicinano a coloro che pregano».

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