Oltre al danno la beffa. Se l’«Italicum», cioè la nuova legge elettorale per la Camera dei deputati non garantisce l’elezione nel Parlamento italiano di un rappresentante della comunità slovena, né, disattendendo il dettato della legge statale di tutela 38/2001, la facilita – a meno che si tratti di un esponente inquadrato in un grande partito –, l’intenzione del Governo Renzi di suddividere il Friuli Venezia Giulia in due collegi ha innescato una forte campagna politica e di stampa contro gli sloveni della provincia di Udine da parte delle forze di destra nonché di gruppi e gruppuscoli pseudoautonomisti friulani.
Il decreto legislativo arrivato al parere, non vincolante, delle commissioni parlamentari, mette da una parte le province di Trieste e Gorizia e 44 Comuni della provincia di Udine da Terzo d’Aquileia a Tarvisio per comprendere l’intero territorio nel quale è insediata la minoranza slovena, per un totale di 480 mila residenti per cinque seggi di deputato, dall’altra parte i restanti 91 Comuni della provincia Udinese e l’intera di Pordenone con 735 mila abitanti e otto seggi.
«Questo rappresenta un punto di equilibrio fra diverse esigenze. Siamo tutti d’accordo sul fatto che non ci sono ragioni particolari per mutamenti radicali. La commissione tecnica che ha definito i collegi elettorali ha lavorato mantenendosi entro i limiti delineati dall’Italicum», ha affermato la segretaria regionale del Pd, Antonella Grim, al termine della riunione del 20 luglio sui collegi elettorali con i parlamentari democratici del Fvg.
«A fronte di questo dato matematico – ha evidenziato Grim – la proposta della commissione ha rispettato la contiguità territoriale e il riconoscimento di una delle ragioni della nostra specialità, cioè la presenza della minoranza linguistica slovena. Questo è uno dei principi che ha sempre guidato l’azione politica del nostro partito e infatti è stato inserito in legge grazie a un emendamento dei nostri senatori. Riteniamo – ha concluso – che il punto di equilibrio raggiunto sia buono e che tenga conto dei principi di contiguità territoriale, di numero minimo e massimo di abitanti e di tutela della minoranza linguistica nazionale slovena».
Quest’ultima argomentazione viene, tuttavia, respinta da Igor Gabrovec, segretario della Slovenska Skupnost, il partito di raccolta della comunità slovena in Italia, e vicepresidente del Consiglio regionale. «L’elezione del candidato sloveno anche in futuro dipenderà esclusivamente dalla buona volontà dei grandi partiti nazionali, allo stato attuale con ogni probabilità il Pd – sostiene –. Il candidato sloveno sarà infatti eletto solamente qualora la segreteria romana del partito deciderà di collocarlo in una posizione di capolista nel collegio orientale che consenta effettivamente la sua elezione. Se non sarà capolista, considerato l’esiguo numero di seggi previsti nel collegio, necessiterà di un numero di preferenze molto elevato, tanto da renderlo quasi ineleggibile. Non c’è quindi alcun effetto pratico agevolativo per la minoranza, come è invece espressamente previsto nella legge di tutela. Il collegio cosiddetto agevolato è quindi una fogli di fico a coprire la vergogna di una legge che non ha saputo rispondere in modo adeguato all’esigenza di garantire la rappresentanza di una minoranza linguistico-nazionale riconosciuta e tutelata».
Sul fronte del centrodestra, anche secondo Stefano Balloch, sindaco di Cividale ed esponente di Forza Italia, la questione slovena è solo un pretesto per «garantire un peso maggiore a Trieste rispetto al Friuli dietro al paravento della difesa delle tre minoranze linguistiche che nella nostra regione, grazie all’Italicum, non vengono minimamente tutelate a differenza di quello che avviene in Trentino Alto Adige o in Valle d’Aosta. Ufficialmente si dice di aver preso questa scelta per dare alla minoranza slovena la possibilità di eleggere un suo rappresentante, ma l’unico risultato che si otterrà sarà quello di garantire un maggiore peso politico a Trieste».
Del tutto fuori bersaglio, dunque, la campagna antislovena che ambienti nazionalistici ed equivoci personaggi cercano di scatenare tra i friulani.
Anche per questo, Alessandro Colautti, capogruppo del Nuovo centrodestra in Consiglio regionale, ha chiesto al Governo di concedere una deroga perché un seggio per la minoranza slovena venga garantito per legge.
Per comprendere quanto la questione sia strumentale, basta ricordare che già ai tempi del «Mattarellum» esisteva il collegio senatoriale di Gorizia che andava lungo il confine da Monrupino a Lusevera (compresi i comuni di Cividale, Manzano, Moimacco…) senza che ciò creasse particolari problemi.
Napoved novih volilnih okrožih je v Furlaniji Julijski krajini povzročil povprotislovenske polemik.