Naučil se bom jezika svojih faranov
Imparerò la lingua dei parrocchiani

G. Alexandre Fontaine/Don Alexandre Fontaine
Novi famoštar za Špietar, Arbeč, Brišča in Landar, gaspuod Alexandre Fontaine, bo v Benečijo paršu v saboto, 29. maja. V špietarski farni cierkvi ga bo umestiu videnski nadškof msgr. Andrea Bruno Mazzocato.
»Radoviedan parhajam k vam. Poznam lepoto Nediških dolin, zatuo ki sam jo vičkrat uživu, kàr san se vraču s Stare Gore, pogostu po podutanski smeri. Na poznam pa domačih ljudi in krajevnih navad. Mlad duhovnik sam in sam veseu novuosti, zatuo sam hitro sparjeu, ko mi je nadškof ponudu tele fare,« je novi famoštar poviedu za Dom.
Gaspuod Fontaine je niek’ zviedeu o Benečiji skuoze msgr. Dionisija Mateuciga, ko je ku klerik poliete služu na Svetih Višarjah. »Gor sem spoznu kakuo je kulturno bogata videnska Cierku. Maša v treh jezikah, ki jo gor molijo mi je bla vseč in sam tudi poskusu, kaj poviedati po slovensko, « pravi.
33-lietni duhovnik se je rodiu 13. šetemberja 1987 v kamunu Uccle, ki pripada območju belgijske prestolnice Bruselj. Gor guoré tri jezike: po francusko, po flamsko in po niemško.
Zatuo ki part njega družine je iz miestaca San Daniele, se je navadu tudi furlansko in italijansko. Študju je bioingenierijo in se je navadu tudi po angleško.
Vprašali smo ga, če se misli učiti po slovensko. Takuo je odguoriu: »Če je bluo v moji glavi mesta za pet jeziku, ga je tudi za šest. Radoviedan človek sam, zatuo bom poskusu se navaditi tudi jezik mojih novih faranu. Sa’ mislim, de ljudjem buj lahko pridem do dušiče, če guorim v njih jeziku. Posebno vajà za te buj stare. Če mi bo uspelo se navadit nomalo po slovensko, bo dobro za vse.« Natuo je g. Fontaine smehé dadu: »Lahko bi hodu v dvojezično šuolo v Špietru, če bi mi tuole dovolili učenci …«

La chiesa di San Pietro al Natisone/Špietarska cerkev
Arriva nelle Valli del Natisone «con spirito di curiosità» don Alexandre Fontaine, il nuovo parroco di San Pietro al Natisone, Antro, Brischis ed Erbezzo. «Vengo in una terra – spiega – la cui bellezza ho già avuto modo di assaporare ogni volta che sono sceso da Castelmonte, spesso dal versante di San Leonardo. Non conosco ancora le persone e le tradizioni, ma inizio con tutto l’entusiasmo che caratterizza un sacerdote giovane. A me piace scoprire ed è anche con questo stato d’animo che ho accettato ben volentieri la proposta dell’arcivescovo. Non ci ho nemmeno pensato su».
L’ingresso solenne si terrà sabato 29 maggio alle 17 nella chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone e sarà presieduto dall’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
Don Fontaine, 34 anni il prossimo 13 settembre, è originario di Uccle (Belgio). Conclusi gli studi di teologia presso il Seminario interdiocesano a Castellerio, è stato ordinato nel giugno 2017, venendo poi destinato come cappellano nella parrocchia di Paderno. Ha lavorato molto con i giovani anche come referente della pastorale giovanile del vicariato urbano di Udine e insegnante in diverse scuole. «Quando si fanno le cose con passione vengono più facili», afferma.
Prima di entrare in seminario, don Fontaine si è laureato in bioingegneria. Parla cinque lingue: francese, fiammingo (olandese), italiano, friulano e inglese. Sa che a San Pietro al Natisone e Pulfero troverà una realtà bilingue. «Da seminarista – fa sapere – ho fatto servizio alcune estati sul Lussari con mons. Dionisio Mateucig, che mi ha parlato di questa zona. Sul Lussari sono rimasto colpito dalla ricchezza culturale e linguistica della nostra diocesi e in questo senso sono contento di scoprire questa nuova realtà che per me è nuova, piacevole, interessante. Sono nato in una zona trilingue, dove si parlano francese, fiammingo e tedesco, un po’ come nelle Valli, dove le persone crescono con più lingue. E quindi si imparano, le si parla».
Alla domanda se intende imparare lo sloveno, risponde: «Scherzosamente dico che dove c’è posto per cinque lingue, c’è posto anche per sei. Se si sono imparate tante lingue in passato è bello impararne anche una nuova. E sul Lussari trovavo bella questa sfida della messa trilingue e qualcosa riuscivo a dire anche in sloveno, sicuramente con tutti gli errori di pronuncia del caso, dato che lingue di matrice slava non ne parlo. Comunque la curiosità di conoscere ce l’ho e quindi anche di imparare la lingua del posto. Serve anche per un miglior rapporto con le persone. Ne ho esperienza con il friulano, con il quale riesco a entrare maggiormente in sintonia con chi parla quella lingua, soprattutto con gli anziani. E posso immaginare che anche nelle Valli le persone si trovino più a loro agio con la lingua di famiglia, la lingua parlata in casa. Quindi, se riesco a impararla un po’, sarà di giovamento per tutti. Magari (ride) potrei chiedere di frequentare qualche lezione alla scuola bilingue, se i bambini lo consentiranno…».