Lingua, cultura e identità etnica sono fattori di sviluppo economico

 
 
Lingua, cultura e identità sono elemento che rendono più riconoscibilie, e quindi più appetibile, un certo territorio e ciò che esso produce. Diventano, quindi, un irrinunciabile fattore di sviluppo economico. Lo ha affermato il prof. Francesco Marangon, ordinario di Economia dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile presso la facoltà di Economia dell'Università di Udine, intervenendo al convegno «Minoranze linguistiche e imprenditoria. Lingua, identità, professionalità» che si è tenuto a Udine lo scorso 13 novembre su iniziativa dalla cooperativa «Informazione friulana», società editrice di «Radio Onde Furlane».
Il convegno è stato un'occasione di confronto tra diverse esperienze imprenditoriali caratterizzate dall'uso di una lingua in situazione minoritaria nei settori di media, promozione turistica, ospitalità, ristorazione, agricoltura e servizi linguistici e culturali. Vi hanno partecipato esperti friulani, baschi, sardi, ladini, tedeschi del Friuli, sloveni in Italia e italiani in Slovenia e Croazia.
La specificità lingustica, culturale e identitaria può diventare un elemento per sviluppare specifiche esperienze imprenditoriali, come nel caso della comunità slovena in Italia, di cui ha parlato il segretario della Sdgz (Unione regionale economica slovena), Davorin Devetak.
Su questo punto ha insistito la responsabile dei progetti linguistici e culturali del «Comun General de Fascia» (Val di Fassa, Trentino), Sabrina Rasom, illustrando i progetti sviluppati dall'ente locale con gli albergatori ed altri imprenditori locali, nei quali si riesce a perseguire il duplice fine di promuovere lingua, identità e territorio e fidelizzare i turisti, che prendono coscienza di essere ospiti, in qualsiasi stagione, di un luogo «speciale».
Il tema del marketing territoriale e della promozione del territorio come «prodotto» e come «sistema di prodotti e servizi», con l'attenzione puntata prioritariamente a turismo, enogastronomia, ristorazione e agroalimentare, è stato sviluppato con un confronto tra esperti, imprenditori e operatori culturali. Andrej Bertok, direttore del centro «C. Combi» della minoranza italiana in Istria, ha messo in evidenza le potenzialità offerte dallo sviluppo di azioni di marketing territoriale condiviso dalle minoranze che vivono sui due versanti del confine italo-sloveno.
Nei casi di Resia, Sauris e Timau (o di altre piccole comunità linguistiche come quelle grecaniche di Calabria e Salento) la specificità linguistica diventa una vera e propria attrattiva, come hanno ricordato Luigia Negro del circolo «Rozajanki dum» e Velia Plozner del circolo «G. Unfer».
Il punto di vista imprenditoriale su questo argomento è stato espresso da Giovanni Petris, titolare del «Prosciuttificio Wolf» di Sauris, che ha sottolineato l'importanza di tutto ciò che è specifico di una singola comunità per il suo mantenimento e il suo sviluppo, da Oscar Olivo che ha ricordato di aver puntato su lingua, territorio e specialità «a chilometro zero» per la sua locanda «A la Patrie dal Frižl» di Campoformido, e da Michele Venier, di «www.friulpoint.it», che con magliette e gadget in friulano si è creato una piccola nicchia di mercato e a suo modo concorre a promuovere sia la lingua nella società sia il Friuli e i suoi prodotti.
Al convegno è intervenuto anche l'assessore regionale alla cultura, Elio De Anna.

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