Il vescovo a Lusevera e Villanova: conservate cultura e tradizioni

 
 
Si respira aria nuova nell’Alta Valle del Torre. «Non ci sono più problemi. La nostra gente è felice perché può finalmente parlare, pregare e cantare le lodi del Signore e della Madonna nella propria lingua slovena, così come lo fa anche in italiano, latino e friulano. Non ci sono più tensioni, non ci sono più conflitti».
Con questa premessa, il parroco di Zavarh/Villanova e di Bardo/Lusevera, don Renzo Calligaro, ha dato il benvenuto all'arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato, che venerdì 22 ottobre, nell'ambito della visita pastorale alla forania di Tarcento, è approdato nelle due parrocchie, accompagnato dal vicario foraneo, mons. Duilio Corgnali.
Una breve sosta sulla balconata del piazzale di Zavarh per ammirare lo splendido panorama dei Musi, prima di entrare in chiesa, è stata l'occasione per dirgli: giunge nella Slavia friulana in un momento felice, quando ormai si sono affievoliti vecchi contrasti, anche religiosi. Oggi i sacerdoti che invitano i propri fedeli a pregare nel dialetto sloveno locale hanno vita più facile di un tempo.
«Io sono di recente ingresso nella diocesi di Udine e non ho conoscenza diretta della storia passata, ma invito tutti a proseguire in questo nuovo clima rasserenato e di vera fraternità cristiana — ha risposto l’arcivescovo —. L'importante è andare avanti in modo costruttivo per conservare i valori culturali e le tradizioni di ogni singolo territorio. Sono qui per capire e condividere».
Improntato alla cordialità l'incontro con le comunità religiose, alle quali mons. Mazzocato ha sottolineato che «la diocesi deve essere vissuta come una grande famiglia. Noi dobbiamo mantenerci vicini, vivi nella nostra fede, vicini nello spirito e nell'unità di intenti, un vero antidoto all'individualismo e alla dispersione che aleggia ai giorni nostri».
«La nostra è una piccola comunità — ha detto la direttrice del consiglio pastorale di Zavarh —, ma siamo forti e determinati». Poco dopo, a Bardo, don Calligaro ha presentato «una bella, piccola, stupenda comunità».
E proprio nel capoluogo dell'Alta Val Torre, i fedeli non hanno mancato di manifestare apertamente la matrice slovena del territorio, accogliendo il prelato con il canto «Marija skoz življenje» e concludendo l'incontro con «Dušica moja».
Durante il breve incontro, sia a Zavarh che a Bardo, non è mancato il riferimento a due chiese ricostruite dal guasto del sisma, ma che al loro interno mantengono testimonianza delle precedenti chiese, come due storici organi, battisteri e arcate, altari e quadri, mentre a Bardo una nuova Via Crucis con scritte in dilaetto sloveno locale sta a testimoniare, come ha sottolineato Igor Cerno, che la matrice slovena di queste terre continua a trovare limpida espressione.
Cinque giovani strumentisti hanno accompagnato i canti nella chiesa di Bardo e l'arcivescovo, ringraziandoli, li ha indicati come «un bel segnale per questa vallata, sicuramente il futuro di queste belle comunità».
A don Renzo che lo ringraziava per i contenuti della sua prima lettera pastorale, mons. Mazzocato ha risposto che ha inteso «dare un messaggio spirituale e fondamentale. La parola di Dio riacquista grande importanza proprio in questi tempi contrassegnati da tante, troppo parole che contrastano con il nulla interiore».
Di rimando, le comunità di Zavarh e di Bardo hanno fatto omaggio all'arcivescovo di tre pubblicazioni liturgiche redatte in «po našim», titolate «Boava Besieda», ovvero Parola di Dio.
Presentando il suo comune, il sindaco di Lusevera, Guido Marchiol, ha evidenziato l’importanza della presernza di don Calligaro «che ha un ruolo importantissimo tra i nostri giovani, perché li tiene uniti e crea dei momenti di aggregazione che altrimenti, nel nostro territorio non sarebbero così facili».
Il primo cittadino ha sottolineato pure la difficile situazione socio-economica. Di positivo ci sono l’allevamento di camole da pesca e le grotte di Villanova.

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