Partecipazione record di 410 atleti alla marcia Canebola-Podbela, un tracciato di quattordici chilometri, lungo il quale, 16 anni fa, era sbocciato il sogno di due amici, Ado Cont e Zdrakvo Likar, fermamente convinti che gli uomini nascono senza confini e che pertanto sono in grado di sconfiggere qualsiasi restrizione venga loro imposta.
Fu la marcia transfrontaliera Canebola-Podbela una delle più belle intuizioni per mantenere vivi i contatti, per offrire una occasione di incontro quando ancora il confine dettava i suoi ritmi.
Domenica 27 giugno, il ‘III Memorial Ado Cont’ (così è stata etichettata la manifestazione dopo la scomparsa del suo ideatore) ha visto in gara, come detto, 410 atleti, ma altrettanti amici, parenti o semplici gitanti, italiani e sloveni, sono confluiti a Podbela, assediando letteralmente il Kamp Nadiža, traguardo della marcia, splendido punto di ristoro, luogo deputato a stringere o allacciare contatti, tra sorrisi, brindisi e progetti per successivi incontri.
Pare, pertanto, riduttivo parlare di una bella giornata di sport, in quanto la marcia è risultata unicamente il pretesto per liberare quei profondi valori di socialità e di amicizia che da sempre hanno caratterizzato i rapporti delle genti che gravitano su un fiume che un tempo segnava una cesura, ma che oggi diviene autentica cerniera.
Simpatica, invero, anche la tradizionale variante Prosnid-Robidišče-Podbela, lungo la pista forestale che scende al rio Lerada. Quarantatre gli iscritti alla manifestazione, ma altrettanti sono piombati su Podbela per una giornata irrinunciabile. Ed è scoppiata la festa assieme gli amici sloveni con i quali i rapporti della gente di Prossenicco si sono notevolmente intensificati dopo la demolizione delle sbarre di confine.
L’ouverture dell’happening ha portato a gustare una pastasciutta superlativa, carica di sugo e del profumo dell’amicizia. Poi cepvačiči e birra a volontà. Il resto l’hanno fatto i sorrisi, i ricordi, gli scambi di impressioni. E il tempo è trascorso in tutta serenità.
È stato Rino Petrigh, regista della manifestazione, a presiedere al momento di ufficialità e delle premiazioni agli atleti. Gli facevano ala il prefetto di Tolmino, Zdravko Likar, il sindaco di Kobarid, Robert Kavčič, il sindaco di Faedis, Cristiano Shaurli, la signora Giacinta, vedova di Ado Cont, con i figli Ivan, Mauro e Patrizia.
«Siamo qui — ha detto Petrigh — ad onorare la memoria di Ado Cont. Come lui ci ha insegnato, il nostro compito è di seminare, qualcosa nascerà. La tempesta potrà rovinare i fiori, ma mai distruggere i semi. Ado ha voluto questa manifestazione come segno di amicizia, un termine che sta a indicare rispetto vicendevole, nella diversità di lingua e di cultura, vuol dire solidarietà, condivisione, aiuto reciproco, accettazione che siamo tutti esseri umani nati sotto lo stesso cielo. Tante difficoltà sono state superate, altre ancora, forse le più difficili, devono essere superate. Ma se esiste la volontà, anche tramite queste iniziative, tutto veramente si potrà ripianare. E la vostra partecipazione odierna ne è limpida testimonianza».
Likar ha ricordato che «l’eredità morale di Cont ci spinge a fare comunità, a superare quelle divisioni che ancora persistono. Sul nastro d’asfalto di questa manifestazione corrono le nostre aspirazioni. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte e i risultati non mancheranno».
Da parte sua, Kavčič ha posto l’accento sul valore della giornata. «In momenti come questi — ha detto — si capisce quanto siamo simili e uguali, quanto simili e uguali siano i nostri desideri e i nostri obiettivi. La collaborazione che già esiste in campo culturale e sportivo dovrà necessariamente trovare applicazioni anche nell’ottica di turismo e di sviluppo economico. D’altro canto, proprio Kamp Nadiža è l’esempio di come si possa far decollare un territorio premiato da una natura davvero speciale».
Shaurli, infine, ha indicato nella Canebola-Podbela «un piccolo tassello per una vera Europa, dove ognuno sappia portare i propri valori, la propria identità culturale, la capacità di incontrare gli altri nel rispetto e nella condivisione. Questa marcia è nata quando ancora non si ipotizzavano i successivi cambiamenti. Ma oggi che i confini sono caduti, il lavoro che ci attende appare ancora più difficile. Se penso che cinque sindaci delle Valli (del Natisone, ndr) ancora vedono la Slovenia come un pericolo dal quale doversi difendere, io, come sindaco, mi vergogno. La nostra lingua, la nostra scuola bilingue sono una vera ricchezza. Rivolgo, pertanto, un grande ringraziamento agli organizzatori di questo meeting che indica come dovrà essere il nostro futuro. Non ci interessa, infatti, un’Europa fatta di banche e di economia. Aspiriamo, invece, a un’Europa dei popoli. Come amministratori dobbiamo puntare a questo obiettivo e dimostreremo che soltanto insieme potremo affrontare le sfide che ci attendono».
Che dire di più?
Soltanto che la marcia delle donne ha incoronato Ilenia Peressutti, mentre tra gli uomini si è imposto Renzo Roiatti.
Merita, infine, riportare anche l’elenco dei gruppi: Frasca Coceancig 93, bar da Flavia Canebola 57, Nova Gorica 45, Prosnid 43, Bristol e Malina 39, Kamp Nadiža 30, Guru Faedis 23, famiglia Cont 20, Sturam e Barchetta Faedis 18, Muzej Kobarid 13, Vrtojba 10, Robidišče 8.