Sul disegno di legge regionale di riforma delle autonomie locali, approvato l’11 ottobre dalla Giunta Fedriga e prossimamente all’esame del Consiglio regionale, abbiamo chiesto un giudizio a Giuseppe Sibau, consigliere regionale di San Leonardo, eletto nella lista di Autonomia responsabile e appartenente al gruppo Progetto FVG.
«L’idea di fare le Comunità di montagna, obbligatorie per tutti i servizi che riguardano la montagna, va bene – ha risposto –. Ma poi che l’interfaccia tra la Regione e queste comunità sia l’Uncem a me non piace molto. Secondo me, l’Uncem non è strutturata per fare il trait d’union tra le due parti».
Quindi, consigliere Sibau?
«La proposta del mio gruppo consiliare, che poi era anche di Autonomia responsabile in campagna elettorale, è sì di ripristinare le comunità di vallata, ma che poi ci sia un organismo superiore che, in buona sostanza, funga da interfaccia tra esse e la Regione. Un organismo che sia ben strutturato, riceva le risorse e controlli come vengono distribuite».
Cosa volevate, in concreto?
«Quattro aree vaste che ricalcassero le vecchie province più una per tutta l’area montana del Friuli Venezia Giulia. Questo perché solo se ha una massa critica ha anche forza politica. Altrimenti…».
Altrimenti?
«Con le Comunità montane di un tempo la Carnia e il Tarvisiano facevano la voce grossa e noi eravamo figli di un dio minore. La Regione non ripartiva le risorse in maniera adeguata alle esigenze dei territori. L’Alto Friuli, disponendo di un collegio elettorale, aveva sempre voce in capitolo in Consiglio regionale. I suoi rappresentanti riuscivano a drenare le risorse più in Carnia che da altre parti».
Cosa propone, quindi?
«Va pensato un organismo che non può certo essere l’Uncem, che è nelle mani di due carnici. Ci vuole un ente al quale la Regione affidi le risorse destinate alla montagna e faccia da supervisore delle attività svolte dalle singole Comunità».
Ma quale Comunità si può prospettare per le Valli?
«Ho già parlato con i sindaci e l’idea è quella di ripristinare la Comunità Torre e Natisone, lasciando fuori il Collio e il Carso, che hanno problematiche diverse. Roberti non ha nulla in contrario. Studiando i vari modelli, sono giunto alla conclusione che la miglior gestione del territorio viene fatta da chi quel territorio lo vive. Altro presupposto è l’omogeneità. Altrimenti si va incontro al fallimento visto con le Uti».
Si spieghi meglio.
«L’Uti ha ricevuto tutte le competenze della Comunità montana. Ma se all’interno di questa le decisioni erano prese dagli amministratori locali, nell’Uti decidevano tutti i Comuni, in stragrande maggioranza di pianura. Così diventavamo sempre più marginali. Bisogna evitare che ciò si ripeta, affinché le risorse destinate alla montagna siano gestite da gente che i problemi della montagna li vive e li sente».
Quindi il vostro gruppo insisterà per il quinto ente di area vasta?
«Anche no. Roberti vorrebbe mettere in ognuno dei quattro enti intermedi un ufficio della montagna, ma il vero interlocutore della Regione sarebbe l’Uncem. Noi pensiamo, invece, che ci voglia un ente per tutta la montagna della regione. Solo così si avrebbe una reale massa critica. Se si divide in quattro, noi delle Valli corriamo dei rischi».
Qual è il suo giudizio sull’operato della Giunta regionale per la nostra area?
«Registro un miglioramento nei rapporti. Questa Giunta prende in considerazione tutti i sindaci, mentre Serracchiani andava solo a Savogna e Stregna. Ora c’è dialogo con tutti. Opere concrete, però, ancora non si vedono. Si sono stati stanziati dei soldi per gli eventi calamitosi dello scorso anno e ci sono 2,5 milioni di euro per le Valli. I progetti dovrebbero andar in porto in breve. Ma importante, dal punto di vista politico, è avere l’obiettivo del rilancio della montagna. Ora c’è, mentre la precedente amministrazione non l’ha mai avuto. Il governatore Fedriga mi ha chiesto di presentargli proposte concrete e ha garantito l’appoggio, a patto che siano ragionevoli».
Può anticipare qualche idea?
«Come gruppo consiliare di Progetto FVG stiamo elaborando una proposta di legge per la montagna. L’idea di partenza è quella di ridurre i costi della vita in montagna tramite una defiscalizzazione, altrimenti non è appetibile. Poi si tratta di lavorare sul turismo e sulla pulizia del territorio, anche rendendo obbligatoria la manutenzione di un determinato perimetro attorno alle frazioni. La legge 10 ha pochissime risorse, ma ha prodotto risultati visibili laddove è stata applicata con impegno. In questo senso Stregna è un bell’esempio per tutti». (Ezio Gosgnach)
Deželni odbornik Pierpaolo Roberti je pripravil predlog za reformo lokalne samouprave v Furlaniji Julijski krajini. Deželna vlada je zakonski predlog sprejala na seji 11. oktobra in ga poslala v obravnavo deželnega sveta. Reforma naj bi bila sprejeta na koncu tega leta ali v začetku prihodnjega. »Jeziki, stara dela, ljudske navade in narečja so korenine, ki človeka vežejo svoji skupnosti. Iz teh korenin in iz reforme lokalne samouprave, ki mora izhajati iz čuta pripadnosti eni skupnosti in ne iz umetne razmejitve teritorija, se bosta rodila nova podoba naših krajev in preporod naših občin,« je Roberti poudaril isti večer v Sauodnji, ob predstavitvi knjige Luise Battistig Živiet na planinah, ki jo je izdala zadruga Most.
Zakonski osnutek ukinja Medobčinske zveze (UTI), ki jih je v prejšnjem mandatu vsilila vlada Debore Serracchiani in so naletele na odločen odpor številnih županov, in spet postavlja neke vrste pokrajin, ki bodo pa zaenkrat imele le pristojnost za šolske stavbe in jih bodo vodili komisarji.
Spet bodo pa zaživele gorske skupnosti (Comunità di montagna), ki so jih ukinili s prejšnjo reformo. Ena bo povezovala občine Nediških in Terskih dolin, se pravi celotno Benečijo, druga pa guminsko območje, Kanalsko in Železno dolino z Rezijo vred. To predstavlja povratek na staro stanje z izjemo Brd, ki so bile pridružene Nediškim in Terskim dolinam. V skupščini skupnosti bodo sedeli župani in predstavniki občinskih opozicij. Glasovalo se bo po načelu en član, en glas, medtem ko je v medobčinskih zvezah teža vsake občine odmerjena po številu prebivalcev.
Med beneškimi župani in drugimi lokalnimi politiki so reakcije zaenkrat pozitivne. Deželni svetnik Giuseppe Sibau ni pa prepričan, da je prava rešitev zaupati politike za gorata področja nekemu Svetu za gorsko samoupravo, ki bi nastal v okviru Deželnega sveta za lokalno samoupravo.