Finalmente artefici del nostro destino?_Končno sami svoje sreče kovači?

Eppur si muove! Tre parole significative di un percorso di rivincita attribuite a Galileo Galilei, dopo che ebbe subìto anni di torture, affinché riconoscesse come errore il moto di rivoluzione della terra. Si muove, al di là delle inveterate credenze. L’umanità doveva ammettere che il pianeta Terra non era proprio al centro dell’universo.

Lo so, è un paragone forzato, ma mi è venuto in mente dopo aver seguito con interesse la recente evoluzione positiva delle prospettive che si affacciano sul nostro piccolo pianeta beneciano: la Slavia, la Benecìa. Dopo un secolo e mezzo di patimenti di un mondo etnico e culturale – il nostro sloveno – predestinato allo sfacelo, in parte avvenuto, finalmente qualcosa pare muoversi verso un possibile futuro, per un progettato riscatto, per nuove serie di promesse non più a vuoto ma di possibile di attuazione.

Nasce un’iniziativa dall’interno, pare ci sia un clima nuovo, una speranza primaverile di un migliore futuro possibile su questa fascia confinaria già negletta, trascurata, lasciata a se stessa a languire da una matrigna irresponsabile, come un figlio rachitico e deforme.

Ci sono stati da sempre studi, riunioni, indirizzi, progetti, promesse, verifiche, fiumi di parole, mentre la realtà mostrava il lento esaurirsi di speranze di giorno in giorno deluse in un’area per due volte teatro di guerre sanguinose e violente e poi di guerra fredda con la Cortina di ferro a dividere di qua e separare di là, una pressione snazionalizzatrice da parte delle istituzioni e una parziale tutela riconosciuta solo a cavallo del millennio.

Il quadro della situazione odierna è apparso abbastanza chiaro e deludente nella relazione del prof. Igor Jelen al «Dan emigranta » del 6 gennaio scorso. Sfacelo demografico, svuotamento senza freni delle forze vitali della comunità, abbandono del territorio alla rivincita della Natura di quello che era stato lo sforzo umano per estorcere al terreno tutto quanto poteva dare. Ma c’è un possibile riscatto, una possibilità di sopravvivere e crescere.

Potrebbe anche essere valida la speranza, ma essa senza sforzo e senza coraggio si trasforma in ulteriore delusione. È stato più volte ribadito, confermato anche da voci autorevoli, come quella del ministro della Slovenia Matej Arčon e della senatrice Tatiana Rojc, che c’è in atto una seria volontà di prendersi a cuore le sorti della Benecìa.

La Slovenia promette aiuti. Significativo l’incontro augurale per il nuovo anno tra le autorità slovene del Posočje, dell’alto Isontino, e i sindaci delle nostre comunità valligiane. «Siamo una comunità unica, senza confine», è stato detto nella riunione a Kobarid. È una specie di proclama che indicherebbe la seria volontà di abbatterlo realmente il confine maledetto con programmi concreti di interventi mirati per poter espandere anche sul versante della Benecìa quello sviluppo, quella crescita, quella prospettiva che sono fioriti sull’altro che ci affianca.

Anche le istituzioni italiane pare siano divenute più aperte, più responsabili e collaborative ad iniziare dalla Regione FVG. Ilterritorio del Posočje si pone da esempio dei modi e dei metodi perattirare su di sé l’attenzione e l’interesse del settore turistico ed il nostro territorio, da diversi punti di vista, potrebbe non valere di meno se mettesse in atto adeguate strategie di marketing e uno sforzo di azione globale, non frammentata e contraddittoria tra le diverse strutture amministrative locali. Appare a tutti chiaro che ormai, conl’affermazione del valore paesaggistico, culturale, sociale, anche sanitario dell’ambiente valligiano, il settore economico privilegiato su cui esso può contare per una possibile rinascita è quello turistico.Tanti potrebbero essere i progetti più o meno condivisi, ma quello su cui vale la pena prendere atto e posizione è quello elaborato per conto dell’Inštitut za slovensko kulturo / Istituto per la cultura slovena di Špietar / S. Pietro al Natisone dall’agenzia «Sontius», nel concreto da Janko Humar e Gorazd Skrt.

Come leggiamo sul Dom del 14 febbraio, «Il progetto “Benecia 2023-2028” è stato redatto dopo un’attenta analisi delle potenzialità e della situazione di partenza. I risultati ottenuti in passato dai due progettisti, autentici luminari dello sviluppo sostenibile, danno la garanzia che il piano sia realizzabile e i risultati siano alla portata. Alla presentazione del 30 gennaio a S. Pietro al Natisone si è colto, poi, un clima favorevole tra gli amministratori locali e gli operatori turistici».

Promoturismo FVG, investimenti promessi dalla Repubblica di Slovenia, fondi per lo sviluppo della Benecìa, Resia e Valcanale previsti dalla legge di tutela potrebbero, in effetti «smuovere» il vecchio immobilismo colposo, invertire il circolo vizioso del disinteresse e far partire il volano del rinnovamento. Non sarà facile attuare le «Quattro direttrici fondamentali per far funzionare il Piano», esposti in sintesi nel Dom, ma se l’iniziativa dovesse fallire, disperdendosi in sterili diatribe pseudopolitiche e deleteri campanilismi, questo sarebbe il colpo di grazia, la condanna definitiva per una comunità già svuotata dalle sue originarie forze vitali.

Venga, quindi, uno scatto di orgoglio identitario nella riscoperta delle nostre radici culturali e linguistiche, perché se non siamo consapevoli noi valligiani dei nostri valori cosa potremmo proporre a coloro che dovremmo attrarre in funzione della nostra rinascita?

I primi a valorizzare ciò che siamo, ciò che abbiamo, ciò che vogliamo possiamo essere solo noi. Collaborazione, coraggio e coerenza tra promesse, intenti ed azioni concrete. Insieme.

Riccardo Ruttar

Deli članek / Condividi l’articolo

Facebook
WhatsApp