Benečija, neuspehi so poučni_Slavia, sbagliando s’impara

Situazione drammatica! Non ha adoperato giri di parole Igor Jelen, presidente dell’associazione don Eugenio Blanchini,

per definire lo stato delle cose in Benecia. Lo ha fatto parlando, a nome delle organizzazioni slovene della provincia di Udine, alla platea del «Dan emigranta», tornato dopo due anni di assenza il 6 gennaio nel teatro «Ristori» a Cividale.

A fotografare la situazione sono, secondo l’oratore, che è professore di Geografia politica ed economica all’Università di Trieste, «la demografia, l’economia, l’indifferenza, lo spopolamento, la stessa frammentazione sociale, che è forse la causa più importante dello spopolamento. Quando si rompe lo schema sociale alla base della comunità, uno schema che significa solidarietà, aiuto reciproco, aspettativa di collaborazione, di condivisione (che concretamente significa aiutarsi tra vicini, tra connazionali), prende avvio un processo di disgregazione che ha spesso come epilogo l’abbandono».

«Eppure – ha proseguito Jelen –, nonostante tutto questo, e nonostante tutta una serie di evoluzioni negative, siamo ancora qui e abbiamo ancora delle possibilità di sopravvivere e di crescere. La realtà dimostra che tutto può cambiare, che si può immaginare un futuro migliore, che si può immaginare un futuro per le nostre comunità, le nostre valli».

Fondamentale è, però, che quanto è successo in passato sia «un utile insegnamento, che ci dia anche la forza per avere fiducia: tutto può cambiare. Negli ultimi decenni è cambiato il modo di vivere, di lavorare, di viaggiare e di comunicare, di produrre… Si tratta di cambiamenti che lasciano immaginare sempre delle possibilità, delle opportunità, che dobbiamo (parlo per me stesso prima di tutto, ma è anche così per le associazioni, le comunità, le aziende, le istituzioni) essere pronti a cogliere».

Secondo l’altra oratrice, la senatrice Tajana Rojc, del Pd, «la politica oggi raramente investe per mantenere vivo questo territorio, spopolato di proposito perché davano fastidio queste genti così tenaci, così ingegnose, così attaccate alle loro case, a quei paesi arroccati tra i boschi. Che parlavano lo sloveno con una loro cadenza particolare, dove le parole stesse suonavano come una melodia. E che molti oggi ancora non vogliono riconoscere come parlata dialettale di una lingua europea standardizzata da secoli». Invece «queste Valli sono al centro dell’Europa in cui sono il dialogo, la reciproca conoscenza, il rispetto a rappresentare la sua centralità».

«Queste Valli – ha detto la senatrice – tentano di ritrovare una propria autonomia economica anche attraverso la collaborazione con le genti di oltre-confine, ma hanno bisogno di sostegno. Sostegno significa, però, in questo caso una visione, un progetto politico che deve essere condiviso da amministrazioni locali, Regione, istituzioni statali e che determini finalmente lo sviluppo economico, sicuramente ecosostenibile, per dare forza a chi vuole tornare per ripopolare i paesi, le case, le attività».

Di questo si è rende ben conto il ministro per gli Sloveni d’oltreconfine e nel mondo, Matej Arčon. Nel suo intervento, ha annunciato che la Repubblica di Slovenia nel prossimo periodo intende dedicare un’attenzione particolare alla provincia di Udine sotto tutti gli aspetti, in particolare quello economico, aspettandosi che altrettanto facciano lo Stato italiano e la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.

Alcuni strumenti già ci sono. In particolare la strategia per le Aree interne e i fondi per lo sviluppo di Benecia, Resia e Valcanale previsti dalla legge di tutela per gli sloveni.

Tuttavia, condizione prima è, come ha avvertito Jelen, che si sappia imparare da ciò che è successo negli ultimi sesant’anni, cioè «capire che cosa non fare, quali siano stati, piuttosto che errori, le ingenuità e gli equivoci, che sarà necessario evitare, ed essere consapevoli della trappola del vittimismo; certe volte ci siamo fatti del male da soli, noi stessi». Perché «permettere che piccole pigrizie, rendite di posizione e visioni faziose possano dividerci, sarebbe imperdonabile».

Minister za Slovence v zamejstvu in po svetu Matej Arčon se je 6. januarja udeležil 59. Dneva emigranta – največje družbeno-politične prireditve Slovencev na Videnskem, ki sta ga v gledališču Ristori v Čedadu pripravila Slovenska kulturno-gospodarska zveza in Svet slovenskih organizacij Videnske pokrajine.

Svoj pozdravni nagovor je minister Arčon pričel z dobrimi željami za leto, ki se je pravkar pričelo in izrazil veselje, da se tradicija te prireditve nadaljuje že šest desetletij z vmesnim premorom zaradi epidemioloških razmer. »Pomembno je, da smo danes tukaj, pomembno je, da se spominjamo teh dogodkov, da se z njih nekaj naučimo in predvsem je pomembno, da skupaj snujemo skupno prihodnost,« je povedal minister in poudaril edinstvenost čezmejnega prostora, ki je preplet različnih kultur in narodov.

»Moja zahvala, pohvala in poklon gre vsem slovenskim organizacijam, ki gojite slovensko kulturo in identiteto ter hkrati tudi italijanskim mestom, ki razumejo položaj Slovencev, ki sprejemajo in se zavedajo, da nas ta raznolikost še kako bogati,« je še dodal in ob tej priložnosti opomnil tudi na priložnosti, ki jih tudi za ta prostor prinaša projekt Evropska prestolnica kulture, ki bo leta 2025 v Novi Gorici in Gorici.

Minister je še izpostavil, da bo Republika Slovenija v naslednjem obdobju namenila posebno pozornost Videnski pokrajini in dodal, da verjame, da bosta to podprli tudi Italija in dežela Furlanija-Julijska krajina. Svoj pozdrav je minister zaključil z besedami zahvale za podporo, zaupanje in skupen razvoj tega prostora, ki naj bo v sožitju, prijateljstvu in ljubezni.

Slavnostna govornika sta bila senatorka Tatjana Rojc in predsednik združenja don Eugenio Blanchini Igor Jelen. Zbrane je pozdravila tudi županja občine Čedad Daniela Bernardi. Dogajanje so s pristnimi beneškimi pesmimi popestrili mladi beneški glasbeniki Potoki muzkantje, vokalna skupina dvojezične šole Pavla Petričiča s spremljavo BK Evolution, predstavljene so bile tudi tri pesmi iz lanskoletnega 34. Sejma Beneške piesmi. Napovedoval je Stefano Coren.

Prireditev se je zaključila s komedijo Ist san Berto v izvedbi Beneškega gledališča. Za beneško priredbo besedila dela avtorja Roberta Andersona sta poskrbela Adriano Gariup in režiserka Jasmin Kovic.

Dogodka so se udeležili tudi veleposlanik Republike Slovenije v Rimu, Matjaž Longar, generalni konzul v Trstu Gregor Šuc, deželna svetnika Marko Pisani in Elia Miani ter župani oziroma podžupani sedmih občin Nediških dolin. (E. G.)

GOVOR IGORJA JELENA OB DNEVU EMIGRANTA 2023

Deli članek / Condividi l’articolo

Facebook
WhatsApp