Prossenicco rende omaggio ai suoi emigranti

 
 
«Ne stuj jokat fameja moja, ke prin prece nazaj». Risuona ancora nell’aria lo storico saluto di quanti si accingevano a lasciare Prosnid per cercare fortuna all’estero. Lo sguardo rivolto lontano e in una mano la valigia, rigorosamente legata con lo spago, l’altra mano protesa in gesto di saluto. «Non piangere famiglia mia ché tornerò presto». Ma per molti non fu proprio così.
In un monumento all’emigrante un pezzo di storia, quella di un esodo che, come avvenne per Prossenicco, falcidiò soprattutto i paesi della Slavia friulana. La produzione lignea, opera di Mario Budulig, artista locale, è stata inaugurata domenica 8 agosto, al termine della messa solenne, momento qualificante della ‘Prosnid fest’, tradizionale appuntamento con gli emigranti di rientro per il periodo feriale.
Per iniziativa di ‘Prosnid živi’, associazione culturale che si propone di lasciare traccia della reale connotazione socioculturale e linguistica del territorio, Budulig ha dato vita ad un tronco di tiglio, recuperato da un boscaiolo del Breginjski kot, raffigurando un giovane emigrante nell’atto dell’addio al proprio paese. Forse inconsciamente, il soggetto che ne è sortito assomiglia chiaramente all’artista che l’ha prodotto, anche se la variante è anagrafica. Mario Budulig, infatti, partì per ‘le Germanie’ (allora così si diceva) alla giovane età di 8 anni.
Ma il monumento all’emigrante ha del sensazionale, ancorché casuale. La targa in rame, posta alla base della raffigurazione, con il commiato in dialetto sloveno po našen, è opera di Ivano Comelli, noto battirame di Torlano di Nimis, a sua volta emigrante per lunghi anni in Svizzera.
Alla simpatica cerimonia di inaugurazione, coordinata da Miriam Simiz, presidente di Prosnid živi, oltre agli artisti Mario Budulig e Ivano Comelli, hanno partecipato il sindaco di Taipana, Elio Berra, il presidente della Pro loco Amici di Prossenico, Alan Cecutti, e il professor Adolfo Londero, preside dell’Università della Terza età di Cividale, istituto dove Budulig sta affinando la propria tecnica di intagliatore sotto l’attenta cura di Renato Gentilini, presente tra il numeroso pubblico.
Dopo la benedizione impartita dal parroco don Roberto Borlini, del significato dell’iniziativa di Prosnid živi ha parlato Berra, che ha sottolineato l’importanza di mantenere traccia delle proprie radici, invitando comunque tutti a volersi impegnare per far decollare il territorio, proprio nel segno di una forte identità storica, culturale e linguistica. «La comunità di Prossenicco, peraltro — ha detto il primo cittadino —, sta dimostrando che l’unione e l’entusiasmo costituiscono un valore fondamentale per pensare di avviare anche iniziative di sviluppo economico».
L’intervento ufficiale della cerimonia è stato del professor Londero che, con esposizione chiara e circonstanziata, ha spaziato dal significato storico e culturale connesso all’opera, senza tralasciare il connotato umano dell’artista che l’ha prodotta, ricavandola, non casualmente, da un tronco di tiglio, la pianta simbolo delle comunità slovene di questo angolo di Friuli.
Londero ha anche voluto soffermarsi sulle qualità artistiche di Budulig, «persona semplice e generosa, entusiasta nel fare, sempre attento ad apprendere. All’Ute di Cividale si presenta come un apprendista, ma ha nelle mani e nel cuore grandi capacità creative. Questo monumento all’emigrante è per lui un gran bel biglietto da visita». Budulig e Comelli non sono peraltro degli artisti per così dire esordienti sulla scena di Prossenicco. Lo scorso anno, infatti, sempre per iniziativa di Prosnid živi, Mario Budulig produsse una splendita tavoletta in legno raffigurante l’Ultima cena (con scritta evangelica in sloveno), donata alla parrocchia nella festività della Madonna del Rosario. Per Ivano Comelli, invece, in coproduzione con il figlio Fabio, si ricordano le artistiche targhe in rame che furono donate alle autorità italiane e slovene in occasione della cerimonia di apertura del confine di Ponte Vittorio. Dei battirame di Torlano anche la produzione di portapenne ricavate da tronchi di sbarra confinaria, un omaggio (forse anche un monito) ai politici per ricordare loro che fu proprio la politica ad alzare una barriera tra persone e territori di una identica comunità. Sul binario dell’emigrante, Budulig e Comelli si sono ora incontrati e hanno condiviso una produzione di sicuro valore artistico, ma ancor più di stampo storico e culturale.

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