V Podbuniescu so ohranili vrtec_Pulfero mette al sicuro l’asilo

Ricordate? Era il 23 marzo 2015 quando il consiglio comunale di Pulfero approvò a maggioranza (all’epoca esisteva ancora l’opposizione!) un documento per affermare che nelle Valli del Natisone «costituisce espressione tradizionale della comunità» una «lingua autoctona denominata nediško». Quell’atto avrebbe dovuto fare da preludio alla modifica dello statuto municipale nella parte che recita: «II Comune riconosce e valorizza il dialetto sloveno locale come eredità storica e peculiare della Comunità» (si noti che la magna carta di Pulfero correttamente definisce «slovena» la parlata valligiana) e, secondo i desideri di qualcuno, l’uscita del Comune dall’ambito di tutela della minoranza slovena.

Fortuna che quel piano non andò in porto. Così nelle scorse settimane la giunta comunale di Pulfero ha potuto appellarsi proprio alla legge di tutela della minoranza slovena per avere la deroga al numero minimo di iscritti e tenere aperta la propria scuola dell’infanzia.

Nel dispositivo della deliberazione è stato evidenziato come, con Decreto del Presidente della Repubblica 12 settembre 2007, Pulfero sia inserito tra i Comuni del Friuli Venezia Giulia nei quali si applicano le misure di tutela della minoranza linguistica slovena, a norma dell’ art. 4 della legge n. 38/2001 e «pertanto sussistono le condizioni per l’applicazione delle disposizioni di particolare parametrazione in termini di numeri».

Ora, confidando che la deroga venga concessa, c’è da vigilare affinché nella scuola dell’infanzia la programmazione comprenda «anche argomenti relativi alle tradizioni, alla lingua e alla cultura locali da svolgere anche in lingua slovena», come prevede l’articolo 12 della legge 38/2001, anche perché ai diritti (deroga al numero minimo di iscritti) corrispondono precisi doveri (trasmettere ai bimbi la lingua slovena).

Infine, va fatto un plauso a sindaco e assessori di Pulfero, che hanno compiuto una scelta saggia e intelligente. Del resto è da tempo chiaro a tutti che, di fronte all’eloquenza dei dati sulla situazione demografica e socioeconomica della Benecia, il principale, per non dire l’unico, elemento concreto al quale affidarsi per le residue possibilità di ripresa è proprio quello dell’identità etnico-linguistica della popolazione. Tutto il resto è velleitario. (M. Z.)

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