L’ultimo saluto a Dino Del Medico

 
 
Sulle note e con le parole di ‘Oj Božime’, sabato 2 gennaio, nel cimitero di Bardo/Lusevera, Dino Del Medico ha ricevuto l’ultimo saluto della sua gente e di tanti amici delle Valli del Natisone, del Collio, di Gorizia e di Trieste, ma anche di altri, davvero numerosi, provenienti da diverse località della Slovenia.
Uno sventolio di fiocchi di neve ha incorniciato la cerimonia. Ed è parsa la scenografia ideale per un delicato abbraccio a conclusione di una dura sofferenza fisica, soprattutto di una vita contrassegnata dal tenace impegno di restituire dignità agli emigranti conterranei, ma anche di una stagione letteraria improntata al recupero della storia, della lingua, della cultura delle genti della Slavia friulana.
Dino Del Medico riposa nella sua terra natale, dalla quale partì giovanissimo emigrante, ma che gli fu sempre punto di riferimento e di sprone lungo un tragitto che lo vide operaio, sindacalista, imprenditore e autore di libri, splendida successione che ha avuto per filo conduttore il grande amore per l’identità etnica e culturale della sua gente alla quale ha dedicato le forze migliori.
All’abbraccio finale si sono uniti alla moglie Vesna Leskovic e al fratello Dante, presidente dell’Unione emigranti sloveni del Friuli Venezia Giulia, l’amico fraterno Viljem Černo, il vicesindaco di Lusevera, Dario Molaro, Adriano Corsi, già sindaco di San Floriano del Collio e presidente della Comunità montana Torre-Natisone-Collio, con l’ex sindaco Domenico Humar, una nutrita rappresentanza dello Združenje slovenskih vitezov vina (l’equivalente del Ducato dei vini friulani) guidata da Livio Jakomin, e, proveniente da Washington, Boris Pleskovič, presidente dello Slovenski svetovni kongres – Congresso mondiale degli sloveni e Marijan Terpin, della Conferenza italiana del Congresso stesso.
È stato Viljem Černo, con voce rotta da grande commozione, a tenere l’orazione funebre che, a parte, riportiamo in versione integrale. Una carrellata che, con estrema sensibilità, ha toccato i momenti più significativi della vita di Dino Del Medico e che suona come testamento spirituale per tutta la Slavia. Dino, infatti, non lascia un vuoto, come spesso si usa dire di persone importanti. Lascia, invece, la testimonianza di un impegno tenace, continuo, perché altri si incamminino sul sentiero da lui tracciato.
A seguire, gli interventi di Jakomin e Pleskovič, quindi, la formazione di un coro spontaneo per il canto finale, ‘Oj Božime’.
A chi conobbe Dino soltanto negli ultimi anni, contrassegnati da una splendida stagione letteraria, piace conservare il ricordo di una persona semplice, umile, ma determinata, schiva dai riflettori, anche quando si accesero su un prestigioso riconoscimento mondiale.
Conclusa la stagione delle lotte sindacali, che gli valsero unanime stima da parte degli emigranti, e quella del dopoterremoto, che lo distinse per gli aiuti che, suo tramite, la Slovenia riversò sulla Slavia friulana, Dino Del Medico si confrontò con l’editoria, un sogno che probabilmente covava da giovane, quando, a 23 anni, in Svizzera, cominciò, quasi per diletto, a raccogliere, dalla viva voce dei più anziani corregionali, le notizie sulle tecniche culinarie delle donne di Resia, delle Valli del Torre e del Natisone, un bagaglio di nozioni custodito con passione e via via incrementato, anche se il tutto rimase per anni chiuso nel cassetto.
Sbocciò, infatti, in tempi più recenti la stagione che lo vide autore di libri di cucina, per la veste editoriale della cooperativa Most di Cividale. In breve successione furono dati alle stampe ‘Dalle valli del frico e della gubana’, ‘Antiche ricette dell’Alta Val Torre’ e ‘Resia: a tavola nella valle dei fiori’, ‘A tavola sul Matajur’.
Poi, siccome l’appetito vien mangiando, ecco il grande balzo dall’ocikana ai tartufi, con destinazione finale il titolo mondiale, conquistato a Pechino, nella primavera del 2007 con la pubblicazione in lingua slovena ‘Tartufi in vino’ (Tartufi e vino), edita dalla Mladinska knijga di Ljubljana, gustosa carrellata di 160 ricette corredate da splendidi disegni di Zvest Apollonio, il tutto con la supervisione di Livio Jakomin.
Dopo l’exploit di Pechino, passò quasi sotto silenzio la riconferma del 2008 al Gourmand world cookbook awards svoltosi a Londra, dove l’alloro mondiale per il miglior libro di cucina fu assegnato ancora alla troika ‘DAJ’, acronimo di Del Medico-Apollonio-Jakomin, per la pubblicazione ‘Vino v starih slovenskih jedeh’, edita dalla Založba kmečki glas di Ljubljana.
Per nulla distratto dal palcoscenico mondiale, non cercato, ma conseguenza della scelta delle case editrici, Dino continuò ad amare la sua terra, dove pubblicò ancora ‘Cioccolata salata’, ‘Bardo dan bot’ e ‘Kazuni’, quest’ultimo in collaborazione con l’amico Armando Coletto.
In ultima analisi, tutti questi libri paiono legati da un comune denominatore, ovvero la consapevolezza radicata nel cuore di Dino Del Medico, che nel Dna della gente della Slavia esistono ancora valori che merita far riemergere. Lui ne lascia testimonianza, con l’auspicio di non avere seminato invano.

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