Restaurato il portale della parrocchiale

 
 
Dopo la sistemazione urbanistica della piazza e il rifacimento del tetto, il restauro del portale d’ingresso della chiesa parrocchiale di Taipana rappresenta l’ultimo tassello di un’azione mirata a restituire dignità ad un edificio che si trova non soltanto nel cuore del paese, ma soprattutto in quello dei suoi abitanti, segno e riferimento di una comunità che tuttora si identifica nei suoi radicati valori religiosi.
Un iniziale risanamento generale, operato dal sappadino Damiano Benedetti, ha poi registrato l’azione di Ivano e Fabio Comelli, celebri battirame di Torlano, autori di un artistico intervento che ha abbellito e impreziosito le due ante del portale. Realizzando pannelli sbalzati in rame, hanno ricoperto la parte inferiore, riproponendo fedelmente l’originale rilievo ligneo ormai consumato e deteriorato dal tempo.
La sovrapposizione, oltre a riflettere la spiccata qualità artistica, risulta altamente protettiva alla struttura lignea e ha consentito anche l’incisione di chi ha donato l’opera alla parrocchia, la ‘casata Vazzaz’ che, nella festa annuale del borgo, è solita raccogliere fondi da impiegare in beneficenza.
Ma i Comelli hanno voluto lasciare anche il segno del loro intervento. Seguendo l’usanza antica dei grandi artisti, sulla fiancata dei pannelli hanno inciso: «Come il metallo protegge il legno, anche Maria protegga le nostre genti».
Un altro messaggio augurale, Fabio e Ivano l’avevano lasciato qualche hanno fa sulla croce sommitale del campanile della chiesa di Buttrio, oggetto di un restauro totale che ha destato tanto interesse, in quanto operato attorno al celebre ‘orloi di Buri’, che segna le ore al contrario.
In quell’intervento, i battirame di Torlano operarono in condizioni davvero delicate e, su una appendice della grande croce, incisero la scritta «Dedichiamo a Dio il nostro lavoro. Benedica chi come noi lavora tra cielo e terra, in bilico tra quello che ci hanno lasciato i nostri avi e quello che lasceremo noi del nostro mestiere».
Ma senza andare tanto lontano, Fabio e Ivano Comelli lasciarono sul territorio la loro impronta anche domenica 23 dicembre 2007, quanto a Ponte Vittorio fu festa grande per la rimozione delle sbarre di confine. Dalla loro maestria prese forma il logo del manifesto, le quattro targhe-ricordo donate ai sindaci di Kobarid e di Taipana, oltre che a Viljem Černo e a Zdravko Likar, ma soprattutto i dieci portapenne ricavati da spezzoni di sbarra. Tutte le composizioni avevamo come segno distintivo l’arcata di un ponte che, nelle linee essenziali, trasmetteva il messaggio di unione, non soltanto di un attraversamento fluviale.
Ma torniamo alla chiesa di Taipana, per la quale l’indimenticabile parroco don Mario Totis sognava parecchi accorgimenti di recupero, traguardi che registrò soltanto dal cielo.
Un’azione consistente vide, qualche anno fa, impegnato il Comune che operò una riqualificazione urbanistica di grande spessore, realizzando nel centro del paese un autentico luogo di invito all’aggregazione. Ne beneficiò in buona parte anche l’edificio di culto, in quanto a lavori ultimati l’accesso alla chiesa è risultato ben più confortevole, anche grazie al rifacimento della scalinata di accesso.
Un paio d’anni fa è stata la volta del manto di copertura, completamente rifatto. Ed è di questi giorni il riposizionamento del portale dovutamente ripristinato nella parte lignea e, come detto, impreziosito alla base da due pannelli in rame, opera di due amici di Torlano, che peraltro avevano già operato alle pendici del Gran Monte, realizzando due splendidi lampadari risultati da un magistrale connubio tra ferro e rame.
Se Ivano Comelli è da ritenersi un autodidatta, il figlio Fabio non può essere considerato semplicemente un figlio d’arte, in quanto, in anni recenti, è stato il miglior docente del padre, nel perfetto connubio tra innovazione e tecniche antiche, tra voli della fantasia e consolidata esperienza.
Fabio Comelli, infatti, rappresenta il volto nuovo di un’arte secolare che, ai giorni nostri, conserva sempre più rare interpretazioni, soprattutto sul versante dei giovani, poiché la particolare disciplina artistica richiede tempi lunghi prima di trovare appropriata espressione.
La passione artistica il giovane l’aveva dentro, praticamente ereditata dal padre Ivano, tuttavia covava da sempre il desiderio di qualcosa di nuovo, di diverso, qualcosa che potesse esprimere il suo modo d’essere, la voglia di innovare le creazioni dai metalli.
Eccolo, allora, acquisire un prezioso bagaglio nozionistico all’Istituto d’arte di Udine, quindi alla Scuola arti e mestieri di Vicenza, dove per sei anni si specializza in incisione e incastonatura, ma anche in modellistica, prototipia e design del gioiello.
L’exploit è immediato quando, nel 1999, a Dubai conquista un lusinghiero successo e la sua creazione rimane stabilmente esposta negli Emirati Arabi quale attestato al più giovane concorrente tra la pattuglia di artisti che avevano partecipato al concorso mondiale ‘Un gioiello per Dubai’.
Ma da Dubai a Prossenicco il percorso sarà breve. L’associazione Prosnid živi, infatti, ha in animo di commissionare al giovane artista di Torlano una targa in rame da posizionare ai piedi del monumento all’emigrante che sta per uscire dalla fantasia e dalla maestria di Mario Budulig.

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