
È stato un 2024 molto positivo per l’Associazione fondiaria (Asfo) «Erbezzo»: lo ha ratificato il direttivo dell’associazione senza fine di lucro, riunitosi il 16 gennaio scorso presso la sede di Stregna. Il tema è della massima importanza e urgenza per il presente e il futuro delle Valli del Natisone. La missione dell’Associazione fondiaria è, infatti, quella di ottenere dai proprietari di terreni incolti e abbandonati la gestione degli stessi, perseguire l’aggregazione di piccole particelle di proprietà su aree di interesse naturalistico e paesaggistico (come i prati stabili) oltreché di interesse pubblico (ad esempio quelle contigue a centri abitati soffocati dal bosco), creando superfici contigue che possano essere riportate e conservate a prato al fine di diventare appetibili e produttive dal punto di vista economico. Infine dare queste aree in affidamento a imprenditori agricoli interessati a gestirle nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente, creando valore sul territorio. Il tutto con una garanzia assoluta che i proprietari dei fondi non perderanno il loro patrimonio neanche per usucapione (si tratta di quell’istituto giuridico che affida la proprietà di un terreno o di un immobile abbandonato se un terzo lo utilizza per almeno 20 anni).
Quali sono le buone notizie? Dal 2023 al 2024 i soci sono diventati 86, con un incremento del 3,61%; le particelle affidate al consorzio sono diventate 555 (con un ottimo +9,90%) per un totale di 145 ettari (+6,61%). Una solida crescita, insomma, che per la prima volta tocca anche il territorio comunale di San Leonardo, ma non è questo il dato più positivo. Il 2024 ha visto il rinnovo di ben 3 contratti di affitto con durate che superano significativamente la fase quinquennale del contributo regionale per il mantenimento dei prati stabili e fa registrare addirittura un rinnovo decennale dopo l’esaurimento dei sussidi. Insomma gli imprenditori agricoli ritengono che l’intervento continuerà ad essere sostenibile economicamente anche senza l’apporto della legge 10, continuando a godere solo del contributo ordinario per lo sfalcio che ricevono tutte le aziende agricole montane.
«Quando si va in giro a proporre l’adesione all’Asfo e l’affidamento di terreni abbandonati, la prima obiezione è sempre la stessa – evidenzia il presidente, Michele Qualizza –: ci dicono che può funzionare solo perché ci sono i contributi, ma quando questi finiranno tutto tornerà come prima. La realtà comincia a dare prova che non è così». Due i motivi di fondo di questo successo. «Innanzitutto riuscire a svolgere i lavori iniziali di disboscamento ad un costo inferiore ai contributi regionali, quindi risparmiando risorse che saranno preziose nelle annate successive. Il secondo elemento fondamentale è trovare imprenditori interessati non solo a mantenere i fondi a prato, ma anche a valorizzarli con ulteriori iniziative, come l’allevamento a pascolo, il rilancio della castagnicoltura, la manutenzione del bosco».
«Il semplice sfalcio del prato, che un tempo dava un vero reddito agricolo – spiega Qualizza – ormai dà un apporto trascurabile a causa dei prezzi troppo bassi del foraggio e dei costi elevati dello sfalcio in montagna. Per questo bisogna puntare su altre attività a maggior valore aggiunto. A tal fine abbiamo affittato dei terreni per l’allevamento a pascolo all’azienda agricola Mario Midun e la stessa Asfo è proprietaria di un gregge (una novantina di capi ovini) la cui gestione è stata affidata alla stessa azienda Midun con contratto di soccida (una forma associativa tra chi dispone di un gregge e chi lo gestisce, con conseguente ripartizione degli utili, Ndr). Inoltre abbiamo iniziato a chiedere il conferimento non solo di particelle da disboscare e da riportare a prato ma anche di particelle di bosco al fine di effettuarne la necessaria manutenzione e migliorarne la qualità e l’aspetto paesaggistico, traendo reddito dalla legna recuperata dalla caduta spontanea di alberi».
All’orizzonte c’è la prospettiva di creare una vera e propria filiera nella produzione della carne, del latte e dei suoi derivati (formaggio, burro ecc….) che potrebbe assicurare un grande salto di qualità nel valore aggiunto prodotto dai terreni recuperati e poi affittati. «La variabile fondamentale sono le risorse umane – spiega Qualizza –. Tutti i progetti possono andare avanti solo se ci sono imprenditori del settore dotati delle necessarie competenze disponibili ad impegnarsi sui nostri territori. Sotto questo profilo va segnalato l’impegno a Drenchia di un giovane agricoltore, che intende riportare a pascolo tutta l’area sottostante il Kolovrat (particolarmente vocata sotto il profilo zootecnico e pregevole dal punto di vista paesaggistico), e l’importante sviluppo che stiamo portando avanti a Torreano sempre con la disponibilità e l’impegno di una locale azienda agricola».
Ottime notizie giungono anche dalla Regione. Il contributo regionale per l’iniziale disboscamento di aree abbandonate da riportare a prato sale dal 1° gennaio 2025 da 8 mila a 10 mila euro a ettaro, mentre il contributo quinquennale per il successivo mantenimento a prato sale da 500 a 900 euro a ettaro se l’azienda è codice Ateco 01 (cioè fa produzione agricola e allevamento).
«C’è tanto lavoro da fare, le difficoltà sono molte e le sfide ardue – spiega Qualizza –, ma possiamo dire che l’associazione fondiaria si pone come un modello valido per tutte le Valli del Natisone. In altre realtà sono i Comuni che hanno assunto un ruolo centrale nell’attuazione della legge 10 sul recupero dei terreni incolti. Ritengo però che un’associazione senza fine di lucro del privato sociale, che può avvalersi anche dell’opera di diversi volontari, abbia maggiore capacità di interlocuzione con i proprietari di terreni e con le aziende agricole e possa portare avanti progetti di maggiore respiro. Sottolineo poi che, anche dove opera l’Asfo, il Comune mantiene comunque un ruolo centrale di indirizzo sulle aree da recuperare, oltre a seguire per legge tutto l’iter di domanda e concessione dei contributi regionali». (Roberto Pensa)
Obračun za leto 2024 je za Arbeško zemljiško združenje dokaj pozitiven. Tako je ocenil upravni odbor ustanove, ki se je sestal 16. januarja v Srednjem. Še posebej na območju občine združenje združuje lastnike zapuščenih parcel, da bi uredili travnike in posekali grmovje.
Združenje trenutno šteje 86 članov in upravlja 555 parcel s skupno površino 145 hektarjev. V lanskem letu so trije kmetje podaljšali pogodbo za najem nekaterih parcel za več kot pet let, kar pomeni, da stojijo njihove kmetije na trdnih finančnih temeljih, neodvisno od deželnega prispevka iz deželnega zakona št. 10 za urejanje zapuščenih parcel. Predsednik Michele Qualizza je zadovoljen.
Dandanes sama košnja s finančnega vidika ne zagotavlja več nemotenega delovanja kmetije.
V Arbeškem zemljiškem združenju trenutno razmišljajo o morebitnem oblikovanju mlečne in mesne verige, ki bi lahko vplivala tudi na uporabo parcel. Seveda bi bilo treba zagotoviti ustrezno usposobljeno osebje za razvoj tega načrta.
Iz Dežele Furlanije – Julijske krajine je prišla spodbudna novica, da bodo s 1. januarjem povišali prispevek za posek dreves na zapuščenih zemljiščih z 8.000 na 10.000 evrov na hektar. Petletni prispevek za vzdrževanje novo nastalih travnikov pa bodo za kmetije zvišali s 500 na 900 evrov na hektar.