La questione della scuola blingue al Parlamento europeo

 
 
La questione della scuola bilingue di San Pietro al Natisone è stata portata all’attenzione del Parlamento europeo da Herbert Dorfmann e Alojz Peterle, esponenti del Partito popolare europeo al quale aderisce pure il Popolo della libertà, il partito al governo in Italia.
Nel condannare le azioni «caratterizzate da intolleranza e nazionalismo volte alla chiusura della scuola», i due euoparlamentari chiedono «che alla scuola sia riconosciuto lo status di scuola di minoranza linguistica e che vengano introdotte tutte le norme necessarie a garantire l’istruzione obbligatoria; che si arrestino le manifestazioni nazionaliste antislovene che cercano di far chiudere la scuola; che i politici italiani dimostrino in pubblico un atteggiamento corretto nei confronti della scuola bilingue di San Pietro al Natisone/Špeter, nel rispetto dei valori dell’interculturalità europea, secondo i quali il multilinguismo è una ricchezza; che l’Unione europea dimostri il proprio sostegno e la propria solidarietà ai genitori e al personale della scuola».
Dorfmann e Peterle fanno notare che, «i tedeschi del Sud Tirolo hanno le proprie scuole provinciali, i francesi della Valle d'Aosta dispongono di scuole di minoranza linguistica regionali, mentre gli sloveni nel Friuli Venezia Giulia non godono della stessa protezione», e concludono: «L'approccio delle autorità nei confronti delle scuole slovene e bilingui non è produttivo e non rispetta i principi della società moderna, fondata sull'interculturalità e sul multilinguismo. Le scuole sono il futuro di ogni comunità ed è nell’interesse di tutti tutelarle».
I due esponenti del Partito popolare europeo auspicano, infine, che «nei territori bilingui si introduca la possibilità dell’insegnamento della lingua slovena anche nelle scuole italiane». Estendendo lo sguardo all’intero sistema delle scuole con lingua d’insegnamento slovena in Italia, chiedono che «le riforme statali del ministro Gelmini, annunciate per il 1° settembre 2010, che prevedono l’accorpamento delle scuole superiori, la riduzione delle ore d’insegnamento e il taglio dei posti di lavoro, non vengano applicate alle scuole slovene, essendo scuole minoritarie con esigenze particolari» e che «l’esistenza delle singole scuole slovene non dipenda più solamente dal governo e dalla coalizione in carica, ma che le scuole slovene o bilingui acquisiscano, nella regione Friuli Venezia Giulia, una propria autonomia sul modello delle scuole della minoranza tedesca del Sud Tirolo e della minoranza francese della Valle d’Aosta».

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