Bacio delle croci, segno di fratellanza e di identità

 
 
Un "Bacio delle croci" che ancora una volta vuole testimoniare la comune identità etnica e religiosa, ma anche un passato storico caratterizzato da saldi legami di fratellanza, cerimonia che nel tempo ha tuttavia smarrito la componente slovena del grande happening religioso. Domenica 30 maggio, nel piccolo santuario della Santissima Trinità, a nord dell'abitato di Monteaperta, a presiedere il rito della chiamata e del fraterno saluto delle croci con il tradizionale “bacio” sarà il nuovo parroco (in effetti si tratta di un ritorno) di Monteaperta, don Renzo Calligaro. Dal 1973 egli cura le comunità dell’Alta Val Torre, che anticamente facevano parte del Vicariatus Sclaborum delle sette “ville slave” facenti capo alla chiesa di S. Pietro apostolo di Tarcento.
Le genti delle valli del Cornappo e del Torre si daranno appuntamento per ripetere il suggestivo rito che affonda le sue origini nei tanti secoli durante i quali il santuario della "Santissima" era considerato la Chiesa-madre delle comunità religiose della Slavia friulana e delle località slovene della Valle dell'Isonzo.
Gli ultimi legami transfrontalieri furono tenuti ben saldi dal compianto decano di Kobarid, monsignor Franc Rupnik, ma la sua scomparsa coincise con l'interruzione di una secolare partecipazione.
Timidi segnali di recupero, peraltro, si erano registrati proprio dall'edizione 2007 del "Bacio delle croci", con il ritorno a Monteaperta delle croci delle Ville slave della conca tarcentina, guidate dal vicario foraneo monsignor Duilio Corgnali, che affiancava quello di Nimis, monsignor Rizieri De Tina.
La storia, tuttavia, insegna che i ricorsi hanno sempre grandi registi. Nel dopoguerra, infatti, fu don Arturo Blasutto a riaccendere i fari sul santuario della Santissima Trinità. Ora toccherà a don Renzo Calligaro (ritornato recentemente parroco di Monteaperta) raccoglierne l’eredità e operare per il recupero delle comunità e delle croci della Valle dell'Isonzo e rinverdire, nella sua componente essenziale, l'antica tradizione del magico appuntamento religioso ai piedi del Gran Monte, che per secoli unì i due territori in nome di un identico credo, di una stessa appartenenza etnica.
La giornata comincerà, alle 11, con la messa solenne, accompagnata dal coro Sant’Elena di Chialminis, diretto da Lucia Bianchi. Al termine della funzione entreranno in azione i volontari della Pro loco di Monteaperta che, a lato del santuario, sapranno proporre, con stile e calda accoglienza, un momento conviviale, una sorta di attesa per lo storico appuntamento pomeridiano del "Bacio delle croci", cerimonia che comincerà alle 16. La suggestiva processione attorno al santuario sarà seguita dalla messa. Secondo un’antica usanza, nel corso delle cerimonia, al celebrante sarà offerto il simbolico dono di un capretto.
Conclusa la parte religiosa, la giornata proseguirà sul piazzale del santuario fino alle prime ombre della sera, tra brindisi e tanti ricordi, soprattutto ascoltando, ancora una volta, i racconti degli anziani, che vivevano l'appuntamento del "Bacio delle croci" come il traguardo più importante della loro giovinezza, quando attorno alla chiesa si consumavano fatiche, gioie e sofferenze, quando di rientro dai pascoli facevano tappa alla "Santissima" per una preghiera, quando vi tornavano, il giorno di festa, per scorazzare sui dolci prati che la circondano. Una magia che ancora sopravvive e che merita di essere preservata e coltivata.

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