L’Istituto Jože Pučnik ha organizzato il 15 e 16 aprile, presso il Grand hotel Union di Lubiana, un convegno per celebrare il ventesimo anniversario delle prime elezioni democratiche in Slovenia. Perché quest'avvenimento è stato legato alla figura di Jože Pučnik? Pučnik fu il primo segretario del partito Demos, coalizione che nel 1990 vinse le prime elezioni democratiche. Fu uno dei primi a pensare alla Slovenia come stato indipendente dalla Jugoslavia, per questo oggi viene ricordato come il vero “vincitore” delle prime elezioni.
Dopo il saluto del direttore dell'istituto Miha Brejc, che ha espresso rammarico per il fatto che il governo non ha ricordato con una cerimonia ufficiale un evento così importante dal momento «che le prime elezioni democratiche rappresentano una cesura netta nella storia politica slovena», ha dato avvio ai lavori il premier Borut Pahor.
Il primo ministro ha ricordato che si è arrivati a un risultato così importante solo grazie allo sforzo di persone che, come Jože Pučnik, sono state pronte a sacrificare la propria vita per questo ideale.
Secondo Pahor, nell'anniversario di un avvenimento così importante per la Slovenia, è necessario sì guardare al passato, ma non con nostalgia, bensì per trarvi stimoli per creare un futuro migliore. Infatti, anche se la Slovenia è stata in grado di mettersi subito al passo con le più grandi democrazie europee, l’epoca della transizione non è ancora finita.
«La domanda da porsi in quest'occasione — ha sostenuto Pahor — è come saranno i prossimi vent'anni, cosa penserebbe Jože Pučnik degli obiettivi fino ad oggi raggiunti». Certamente, la Slovenia ha fatto passi da gigante in questi vent'anni, è diventata membro dell'Unione Europea e della Nato. Per un uomo come Pučnik, però, questo non sarebbe ancora sufficiente. Egli, infatti, non avrebbe approvato i compromessi a cui la Slovenia è stata costretta a scendere troppe volte per raggiungere lo stato attuale.
Anche secondo Dimitrij Rupel, ex ministro degli Esteri, c'è ancora molto da lavorare sulla democrazia slovena. In questi ultimi anni, infatti, invece di fare passi avanti e di integrarsi totalmente nel contesto europeo, in Slovenia stanno tornando a galla le antiche ideologie che non aiutano il paese a liberarsi del passato e ad affrontare serenamente il futuro. «Sebbene la Slovenia sia stata nel 1990 politicamente all'avanguardia rispetto alle altre Repubbliche dell'ex Jugoslavia — ha affermato Rupel —, oggi è in ritardo rispetto alle altre democrazie europee. È giunto anche per noi il momento di una svolta decisiva».
Lojze Peterle, eurodeputato e primo premier della Slovenia indipendente, in accordo con le parole di Rupel, ha affermato che il Paese, oggi, sta affrontando un momento di crisi, esattamente come accadde nel 1990. L'unica differenza con la crisi di allora è che attualmente mancano del tutto quell'atmosfera e quella voglia di cambiamento che portarono alla svolta e alle prime elezioni democratiche. Inoltre, il capitalismo selvaggio e il sistema bancario, che dominano in questo momento, non aiuteranno certo la Slovenia ad uscire incolume dalla crisi economica e di valori che sta attraversando. La divisione economica e politica all'interno del paese è fortemente in contraddizione con l'ideale di Europa unita. «Se vogliamo davvero essere parte integrante di quest'Europa — ha sostenuto l'eurodeputato — dobbiamo prima trovare l'unità al nostro interno».
Secondo Janez Janša, presidente dello Sds e già presidente del governo sloveno, questa divisione è dovuta al fatto che la costituzione slovena altro non è che un «compromesso» tra il vecchio e il nuovo sistema. Sono necessarie, pertanto, delle riforme radicali se ci si vuole staccare dal passato e incamminarsi verso una democrazia più completa.
Nemmeno le elezioni di vent'anni fa, che portarono all'indipendenza, furono del tutto democratiche, dal momento che i rappresentanti della Camera del lavoro (uno dei tre rami del Parlamento dell’allora Repubblica slovena) erano completamente manovrati dalle forze del regime comunista. Era, pertanto, impossibile che queste persone adottassero misure per una totale democratizzazione della società.
Nell'organizzare queste giornate a 20 anni dalle prime elezioni democratiche, l'istituto Jože Pučnik ha voluto più al futuro che al passato della Slovenia. La domanda ricorrente posta da tutti i politici intervenuti è stata: come saranno i prossimi vent'anni? A questo quesito tenta di rispondere la pubblicazione Vizija 20 + 20 (Visione 20 + 20), presentato da Žiga Turk, ex ministro per lo sviluppo. Il documento analizza il percorso della Slovenia fino ad oggi e descrive le prospettive e le speranze per il futuro.
«La Slovenia — ha sostenuto Turk — diventerà un'oasi economica al centro dell'Europa. Gli sloveni saranno solidali tra di loro e con gli altri cittadini dell'Unione, saranno rispettosi dell'ambiente e della natura che li circondano. Ma soprattutto — ha concluso Turk — la Slovenia sarà il paese delle opportunità che ha le sue radici nei valori dell'Unione europea, rimanendo, allo stesso tempo, consapevole della propria cultura e del proprio passato».